L’inchiesta: i grandi club stanno ammazzando il calcio. E i milioni degli sceicchi…
Mentre in Italia le bocce sono ferme a causa dello sciopero dei calciatori dovuto alla mancata firma sul contratto collettivo tra la Lega e l’Aic, nel resto d’Europa si gioca. Eccome se si gioca.
Il week-end di calcio estero è stato piuttosto indicativo. Il gap tra le big europee e le altre sta crescendo in maniera spropositata. In Spagna il Real Madrid ne ha fatti 6 al Saragozza, con Cristiano Ronaldo che ha bagnato la prima con 3 reti proseguendo il discorso con il goal, dopo i 40 fatti la scorsa stagione; il Barcellona ieri sera ha strapazzato con ben 5 goal il Villareal, non una neo-promossa o una squadra che debba lottare per la salvezza, niente di tutto questo: il “sottomarino giallo” è una delle candidate al terzo posto della Liga. La squadra di Pepito ha subito la “manita” dai blaugrana che presentatisi in campo senza i vari Puyol, Pique, Xavi e Villa senza accusarne la mancanza soprattutto grazie ai nuovi innesti Fabregas e Sanchez, senza contare l’ultimo gioiellino della cantera catalana Thiago Alcantara, tutti e tre in rete contro la formazione di Vila-real.
Il risultato che forse più di ogni altro crea sconcerto arriva dall’Inghilterra: Il Manchester United di Sir Alex ha demolito l’Arsenal 8-2. Anche qui l’importanza dell’avversario fa riflettere. Il club di Londra, nonostante le partenze di Fabregas e Nasri, resta una delle più forti e attrezzate squadre inglesi, ma l’impotenza dimostrata sul campo dagli uomini di Wenger è stata imbarazzante. L’Arsenal non è l’unico team blasonato ad aver rimediato una goleada nell’ultima giornata di Premier; la stessa cosa è capitata al Tottenham, che ha subito 5 goal (4 ad opera del centravanti Edin Dzeko) dall’altra squadra di Manchester, il City dello sceicco Mansour.
L’impressione che si è avuta osservando queste partite è che tali squadre stanno ammazzando il calcio. Il fatto che tali compagini rifilino dei parziali così grandi non a squadrette di provincia, ma ai club che dovrebbero contrastare il loro strapotere fa riflettere. Come in molte situazioni che governano il Mondo, la spiegazione a tutto questo potrebbe essere trovata da considerazioni di natura economica.
Il Manchester City ha allestito una delle rose più forti del Mondo grazie ai milioni dello sceicco Mansour, proprietario dei Citizens dal 2008, che solo quest’anno ha investito 92 milioni sul mercato (club che ha speso di più), di cui 45 per Aguero, il giocatore più pagato dell’ultima finestra di trasferimenti. Lo stesso Barcellona dei marziani si è rinforzato spendendo 55 milioni per Fabregas e Sanchez, cifra che con i bonus si aggira intorno ai 76-77 milioni di euro. Il Real Madrid ha completato la rosa già milionaria con i vari Sahin, Coentrao, Callejon e Varane con 55 milioni (il più costoso Fabio Coentrao comprato per 30). Quello che ha investito di meno tra questi è Ferguson, che per rinforzare i Red Devils ha acquistato De Gea, Jones e Young per 48 milioni, anche se a fare la differenza sul piano tecnico nel Manchester United sono le geniali intuizioni di Sir Alex: la formazione che ha battuto l’Arsenal aveva l’età media di 23 anni, da Wellbeck a Cleverley, tali giovani hanno già dimostrato di poter fare la differenza.
Le cifre spese da questi club sembrano fantascienza per il calcio italiano. La sensazione è che i club di serie A non possano più permettersi i colpi da 30-40 milioni come succedeva in passato. La dimostrazione di tutto ciò la si vede nei movimenti di mercato delle nostre squadre. La Serie A tra i top campionati europei è forse quella che più di ogni altro ha subito il contraccolpo dovuto alla crisi economica, e di riflesso anche l’avvento dei nuovi ricchi del calcio. Eto’o è andato via, dall’ Inter all’Anzhi Makhachkala, club russo protagonista di un ascesa in pieno stile Manchester City, dove percepirà 20 milioni di euro l’anno, grazie ai soldi provenienti dalle casse del proprietario, il magnate russo Kerimov; il camerunese va ad aggiungersi ad una rosa che conta già sui vari Roberto Carlos, Diego Tardelli,Dzsudzsak, Zhirkov e Jucilei. Anche il Paris Saint Germain del d.g. Leonardo ha saccheggiato il nostro campionato grazie ai capitali provenienti dalla società del Qatar proprietaria della compagine parigina; l’ex allenatore dell‘Inter ha dato il la agli acquisti di Sirigu, Sissoko, Menez e Pastore.
Oltre alla crisi economica in cui versano molte società italiane, la campagna acquisti delle nostre squadre è penalizzata anche dalla diversa fiscalità rispetto agli altri paesi: in Italia la tassazione è di circa il doppio rispetto a quella spagnola per esempio. Detto questo bisogna però lasciarsi andare ad un paio di considerazioni. Il Barcellona è stato costruito grazie ad un progetto di valorizzazione di giovani che ormai va avanti da anni, come dimostra il fatto che i vari Piquè, Puyol, Xavi, Iniesta, lo stesso Fabregas, e Messi, comprato all’età di 11 anni, sono prodotti della cantera catalana ovvero il settore giovanile blaugrana. Per colmare il gap con le grandi d’Europa si potrebbe investire sui giovani. Al momento questa sembra l’unica strada percorribile dal calcio italiano per provare la rinascita. In Italia l’epoca delle spese folli è finita da un pezzo, e ora come ora non ci sono capitali da investire su giocatori già fatti. Un modello da cui trarre esempio potrebbe essere la Germania che ha dato vita ad una generazione di fenomeni; anche grazie a questo è riuscita a superarci nel ranking Uefa. Di questo passo le nostre squadre rischieranno di subire goleade dai top club degli altri campionati europei, a meno che non venga qualche sceicco a salvarci…