La Storia del Calcio-Socrates: il sindacalista del pallone
Nella nostra rubrica “La Storia del Calcio” torniamo indietro negli anni ’80. Anni in cui i fuori classe non mancavano e lo spettacolo era sempre garantito. Uno dei protagonisti di quegli anni fu Socrates, capitano del Brasile al Mondiale di Spagna ’82 e del Corinthians autogestito. Cominciamo “La Storia del Calcio” dall’inizio.
La Storia del Calcio: le origini e la carriera
“La Storia del Calcio”:Socrates Brasileiro Sampaio de Souza Vieira de Oliveira, per tutti Socrates, nasce a Belém il 19 febbraio del 1954 in una famiglia di origine cristiana maronita, fuggita dalla Terra Santa in seguito al bombardamento del suo villaggio di origine. Il padre riesce a pagargli gli studi fino alla laurea in medicina, titolo che gli porterà il soprannome di “Dottore” quando sceglierà di non esercitare la professione per dedicarsi al Calcio.
Muove i primi passi della sua carriera nel Botafogo di Ribeirão Preto, squadra della città in cui la sua famiglia si trasferisce in seguito alla sua nascita. Nonostante la sua statura imponente, 192 cm di altezza per 80 kg, si fa notare per la sua grande visione di gioco, l’abilità nel palleggio e negli inserimenti, il tiro potente ed estremamente preciso e per una particolarità: gli piace colpire il pallone con il tacco e lo fa in un modo eccezionale. Nel 1978 viene ingaggiato dal Corinthians, la squadra che vanta il maggior numero di tifosi in Brasile, con la quale il Dottore scende in campo 297 volte segnando 172 reti. Diventato capitano del Timao, e della Nazionale brasiliana, Socrates viene ricordato soprattutto per essere stato il leader in campo e fuori della squadra paulista. E’ proprio nel suo periodo di permanenza al Corinthians che i giocatori mettono in atto la così detta “Democratia Corinthiana”: una sorta di autogestione in cui giocatori e staff tecnico prendevano tutte le decisioni in modo democratico. Nel 1984 Socrates approda in Italia dopo aver vinto tre Campionati Paulisti. A garantirsi le prestazioni del fuoriclasse brasiliano è la Fiorentina, che per portare Socrates a Firenze versa nelle casse del Timao ben 5,3 miliardi di lire. Socrates non arriva in Italia al solo fine di giocare a calcio, ma, come da lui stesso affermato, arrivò soprattutto per frequentare corsi di aggiornamento per medici. Dopo appena una stagione fa ritorno in patria: troppo lontani i suoi ideali dalla realtà del calcio italiano. Gioca qualche partita con il Flamengo ed il Santos prima di ritirarsi dal calcio giocato nel 1988. Nel 2004 fa una apparizione con la maglia del Garforth Town, squadra dilettantistica inglese.
Con la maglia del Brasile gioca 60 partite realizzando 22, tra i quali il tiro preciso con il quale ha battuto Zoff al Sarrià di Barcellona, ed è stato capitano dei verdeoro proprio durante il Mondiale di Spagna ’82. Dopo aver lasciato il calcio ha esercitato la professione di medico. Muore il 4 dicembre 2011 all’ospedale Albert Einstein di San Paolo in seguito a uno shock settico causato da una infezione intestinale complicata da una cirrosi epatica in atto. Proprio in quella data il Corinthians batte il Palmeiras diventando così campione nazionale. Al triplice fischio ci fu un vero e proprio pellegrinaggio sulla sua tomba poiché migliaia di tifosi del Timao hanno voluto omaggiare il Dottore. Destino, o coincidenza, ma la sorte ha voluto che Socrates ci lasciasse come da lui predetto nel 1983: “Vorrei morire di domenica, nel giorno in cui il Corinthians vince il titolo”.
La Storia del Calcio: il Corinthians un esempio di democrazia nel Sudamerica dei regimi
“La Storia del Calcio”:Nei primi anni ’80 in Sudamerica regnavano le dittature. Da Pinochet al “Grande Olimpo”. Il Brasile non faceva eccezione e a comandare erano i militari. E’ proprio in questo periodo che i giocatori del Corinthians decidono di rompere le regole e fare una cosa mai vista, nè prima nè dopo, in una società calcistica. La squadra si rifiutò di riconoscere l’autorità dell’allenatore mettendo in piedi una vera e propria autogestione. Da quel momento, per i tre anni a seguire, ogni decisione veniva presa in totale democrazia da giocatori, società e staff tecnico. Ogni voto aveva lo stesso valore dai giocatori allo staff, dal giardiniere al presidente (che in quel periodo era Waldemar Pires, un vero e proprio rivoluzionario). Tutto veniva deciso in totale democrazia. Ogni singolo aspetto del club veniva preso in considerazione in modo da votare nell’interesse di tutti. Persino i contratti di ogni singolo giocatore veniva decisi in maniera democratica da tutti. In quel periodo cominciarono ad apparire sulle maglie del Timao scritte contro il regime come ad esempio “voglio votare il presidente” o “elezioni dirette e subito”, fino ad arrivare al messaggio diretto “DEMOCRAZIA”. I leader dello spogliatoio furono Socrates (anche per questo fa parte de “La Storia del Calcio”), Walter Casagrande e Wladimir. Il periodo di autogestione del club terminò nel 1985, anno in cui il regime militare cadde. In quel periodo così difficile per il Brasile è bello pensare, e sapere, che i calciatori abbiano dato la spallata decisiva per far cadere il governo rischiando ripercussioni sulla propria pelle. Alla fine la Democrazia Corinthiana ha vinto. Insomma, Socrates, anche fuori dal ca,po, ha meritato di far parte de “La Storia del Calcio”.