Mourinho verso Roma-Sassuolo: “Pellegrini è sempre più vicino a firmare”
La Roma si è ritrovata dopo la sosta di settembre e José Mourinho vuole portare avanti la scia positiva di risultati mettendo nel mirino anche il Sassuolo. Il tecnico ha parlato a Trigoria nella conferenza stampa di vigilia del match con i neroverdi. Ecco le sue dichiarazioni:
La sua idea sul problema delle nazionali?
“E’ difficile trovare una soluzione. Ci sono interessi diversi tra club e nazionali, ma anche tra le diverse istituzioni. Io ho deciso di non perdere tempo e focus a pensare a una soluzione, o in cose che non posso controllare. Non è facile accettare che un giocatore ha giocato giovedì a mezzanotte e che torna a Roma sabato mattina. Però magari siamo anche fortunati che ne abbiamo solo uno, altri club hanno situazioni più complicate. Ma ho deciso di non piangere ed essere positivo”.
Complimenti per le 1000 panchine. A che punto è Zaniolo?
“Grazie per i complimenti, ringrazio Ferguson perché le sue parole sono pesanti in senso positivo. Ringrazio anche Dionisi, mi ha fatto sentire con la bocca secca, ma lo ringrazio e ho tanto rispetto per lui e per questa nuova generazione di allenatori che fanno un percorso che li fa arrivare con tanto merito. Su Zaniolo, il club è stato cauto, avrebbe potuto giocare qualche partita dello scorso campionato, lui anche è stato maturo e ha aspettato il momento giusto. Lui ha lavorato con un collaboratore per due settimane prima che io arrivassi. La società è stata brava con lui. Lui doveva andare al di là delle cicatrici emozionali che lasciano questi infortuni. E’ andato molto bene nella pre-stagione, ora ha completamente dimenticato il problema che ha avuto, sta bene. E’ molto buono per lui avere un nuovo Carles Perez, perchè il bravo Perez del Barcellona non si era mai visto a Roma. Ora invece è fiducioso, gioca bene, e avere loro due è fantastico per la Roma”.
Zaniolo ha tolto la ruggine, è tornato quello di prima o ha ancora degli step da fare? Dall’alto delle sue mille panchine, le ricorda qualche giocatore del passato o che Lei ha allenato?
“Per voi è più facile paragonarlo a quello di prima dell’infortunio, ma ora è due anni più grande. C’è anche questo, due anni di esperienza, due anni di tempo per pensare alla sua vita a duecento chilometri. Ora è un ragazzo più maturo, ma ovviamente c’è spazio per migliorare e io sarei un allenatore molto scarso se non avessi niente da dare a un ragazzo di 22 anni. Ovviamente deve imparare tatticamente, deve imparare tante cose che arrivano con l’esperienza. Ma mi sembra un ragazzo super professionale. Prima di arrivare mi dicevano che era poco maturo o responsabile, ma io posso dire solo il contrario. Il rosso che ha preso non è stupido, ma di un giocatore che vuole fare bene per la squadra. Il nostro rapporto è aperto, e sono contento di lui. Paragonarlo a qualche giocatore che ho avuto? Non ci sono tanti calciatori col suo potenziale tecnico e fisico”.
Si aspettava un impatto del genere da Abraham? Pellegrini ha accettato il suo consiglio di firmare il contratto dal suo ritorno dalla nazionale?
“Pellegrini ogni giorno che passa è più vicino a firmare. Per me non c’è storia. Io lo voglio tanto, il club pure, e lui vuole restare con noi. La situazione è vicinissima a finire bene. Se il suo procuratore non si decide, vi darò il suo indirizzo per mandargli la sud sotto casa… Scherzi a parte, lui è molto vicino a firmare. All’inizio dovevo imparare a conoscere i giocatori anche nel gruppo. Anche quando Dzeko era qui non ho mai voluto decidere chi era il capitano, volevo prima capire. Pellegrini è il nostro capitano, Mancini il secondo, e Cristante il terzo. E deve essere il nostro capitano per oggi e per domani, e sono convinto che firmerà presto. Con due capitani bravi come Mancio e Cristante come altri capitani. Su Abraham, mi aspettavo come giocatore questo impatto, ma c’era un piccolo dubbio sul fatto che avesse sempre giocato e vissuto a Londra. Chi è di Londra, resta di Londra. Non spesso escono dalla loro zona. Era il mio unico dubbio, ed è finito. A lui piace veramente vivere qui, è già perfettamente integrato, ha già i suoi amici. Sono molto contento, e anche lui lo è”.
Cosa pensa del Mondiale ogni due anni? Questa nuova generazione di allenatori ha suggerito a Mou di cambiare anche dal punto di vista tattico?
Penserò al mondiale quando allenerò una nazionale. Un giorno lo farò, non adesso. Quando avrò 80 anni e allenerò una nazionale, mi farai questa domanda. Sulla seconda domanda, no. Non loro. Tutti cambiamo. Anche tu avrai avuto più capelli prima di quanti ne hai adesso... E’ l’evoluzione naturale delle cose. All’inizio andavo con carta e penna a studiare le squadre. Se fai il paragone con oggi, a livello di analisi è un cambio totalmente diverso. Quando hai tante informazioni come si hanno oggi, devi essere bravo a selezionare le informazioni e a fare la differenza tra l’informazione che è buona per te e quella che è buona per farla arrivare ai giocatori. Il calcio è totalmente cambiato a questo livello”.
Lei ha ricordato più volta i distacchi che la Roma ha avuto l’anno scorso dal primo posto e dal quarto posto. Ma viste le cessioni eccellenti delle grandi, il divario con la Roma è un po’ calato?
“Abbiamo giocato due gare, non venti. Non significa niente. C’è una strada che dobbiamo fare, e non mi preoccupa quello che fanno gli altri. Ora è il momento di non pensare agli altri, ma a quello che facciamo noi. Poi a gennaio è il momento di guardare dove siamo noi, e dire: “Ok, la distanza è diversa e possiamo pensare a questo o a quell’altro“. Ora non possiamo pensare ad altro che la prossima partita e vincerla. Allegri ha ragione quando parla del valore dei punti, ma noi siamo diversi da Juve, Inter, Atalanta. Loro sono già squadra con ambizioni definite, noi no. Noi siamo una squadra in crescita, la gente è contenta perché abbiamo vinto due partite. Lo sono anche io. Felici felici, ma tranquilli tranquilli…”.
Come stanno Mancini e Smalling
“Stanno tutti bene, e non faccio bluff per voi. L’unico è Vina che è arrivato un’ora fa. Ma gli altri, anche Smalling, hanno tutti recuperato e sono a diposizione per giocare”.
Pensa a un turn-over in vista delle tante partite dei prossimi giorni? C’è un’alternativa a Karsdorp diversa da Reynolds?
“Non ho pensato al turn-over perché non ho ancora pensato alle sette partite. Io non ho pensato alla seconda partita, solo a quella di domani. E domani non c’è turn-over, farò giocare i migliori per questa partita. Ma se un giorno dovesse giocare Perez, quello per me non è turn-over. Quando hai giocatori bravi per la stessa posizione, è così. Su Karsdorp, c’è Ibanez che può giocare così. Ovviamente non come terzino che spinge, ma un terzino di stabilità. Lo abbiamo provato, e lo può fare”.
Questa esperienza che non ha avuto dal mercato pensa di trovarla dai calciatori a disposizione, pensa che non serva o pensa che a gennaio si possa fare qualcosa?
“La cosa importante è che io, il direttore, siamo tutti d’accordo. Però ci sono delle circostanze. L’esperienza non si compra, ora si costruisce. Fino a gennaio non possiamo prendere giocatori, e pensiamo a chi abbiamo. Reynolds, Zaleski, Bove, Calafiori…anche per loro è un modo di crescere. Di mercato non mi piace mercato ora, ma se paragoniamo la nostra rosa con quella dei club che sono in alta classifica, c’è una differenza significativa. Ma mi fido dei ragazzini. Tranquilli. Poi vediamo che succede a gennaio”
La preoccupa il recupero fisico dei calciatori che sono impegnati con le nazionali oppure se hanno una concentrazione adeguata per affrontare una gara come quella di domani?
“Nessuno mi ha fatto una domanda sul Sassuolo… Devo parlarne io. Squadra molto difficile. E non lo dico solo per i risultati della Roma contro di loro negli ultimi anni. E’ una squadra difficile, dovremo giocare molto bene se vogliamo i tre punti. Non penso alla Conference, ma a mettere in campo i migliori. Cristante e Micki hanno giocato 90 minuti due giorni fa, ma mi sembrano stare bene. Gli altri hanno recuperato tutti. Siamo là, e dobbiamo vincere”.
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“Appassionati. Facile”.