I bidoni della storia: la peggiore formazione della Nazionale italiana dal 2000 ad oggi
Ogni squadra ha i suoi “flop”, giocatori che a prima vista appaiono molto promettenti e che magari anche dopo poco tempo si rivelano scommesse troppo azzardate. Persino una Nazionale, nonostante chi ne faccia parte venga presumibilmente convocato per merito, può conoscere delusioni memorabili tra “bidoni” e meteore.
Flavio Roma: Il portiere del Monaco fu convocato da Lippi nel 2005, ottenendo 3 presenze tra marzo ed agosto. Lungo la strada per il Mondiale tedesco si presentava inizialmente come un valido sostituto di Buffon, ma alla fine, complici anche alcuni infortuni, De Sanctis ed Amelia gli passarono davanti. In seguito fu convocato una volta da Donadoni ed abbandonato nuovamente.
Cristian Molinaro: Il progetto dei giovani di Prandelli iniziò paradossalmente dall’ex juventino allora 27enne, che giocò solo due partite nel 2010 soffrendo soprattutto in fase di spinta. Bastò poco per convincere il tecnico a lasciar perdere il terzino campano e a puntare finalmente su Balzaretti, che molti avevano invocato anche per il Sudafrica.
Salvatore Bocchetti: Ha giocato solo nel Lippi-bis, senza mai esaltare più di tanto. A maggio 2010 il suo nome sembrava destinato ad essere depennato dalla lista dei convocati per il Mondiale, invece a sorpresa partì anche lui per il Sudafrica, dove però fece solo panchina insieme a Bonucci. Ha riassaggiato l’azzurro solo 2 anni più tardi, rientrando tra i pre-convocati per gli Europei in Polonia ed Ucraina, ma a parte quella curiosa occasione Prandelli non l’ha mai considerato preferendogli sempre difensori militanti nella Serie A.
Nicola Legrottaglie: Esordì con Trapattoni, ma prima del Lippi-bis ottenne solo convocazioni a singhiozzo. Per oltre un anno venne indicato tra gli azzurri sicuri di partecipare ai Mondiali del 2010, invece il ct lo escluse all’ultimo. A parte la Confederations Cup del 2009, non ha mai preso parte alle grandi manifestazioni. Non sempre affidabile, a volte avvezzo alle sbavature, per mere ragioni anagrafiche non poteva essere selezionato da Prandelli nonostante le buone prestazioni con il Catania.
Marco Marchionni: 9 presenze, disseminate tra 2003, 2006 e 2009. Esordì con Trapattoni che lo mollò subito, mentre con Donadoni e Lippi non hai mai goduto di grande rilevanza. Il massimo risultato raggiunto fu quello di rientrare tra le riserve dei convocati per il Mondiale in Germania.
Manuele Blasi: Poco più di un anno di Nazionale per lui nel primo periodo di Lippi. Nell’annata 2005/2006, quella decisiva per strappare la convocazione per il Mondiale, fu costretto alla panchina nella Juventus a causa dell’arrivo in bianconero di Patrick Vieira. Capello lo schierò poi come terzino destro, ma Lippi aveva ben altri giocatori di ruolo più prestanti in quella posizione. Più tardi si sarebbe calato nei panni del centrocampista rude e scomposto. L’addio all’azzurro fu automatico.
Thiago Motta: Quasi fissato con gli oriundi, Prandelli attese per mesi prima di poter convocare l’ex Inter, che dopo un lungo peregrinare ottenne dalla FIFA il consenso a vestire la maglia azzurra, benché avesse giocato con il Brasile Under 23 alla Gold Cup (l'”Europeo” del Nord America, per intenderci), riservata alle Nazionali maggiori. L’esordio avvenne in amichevole contro la Germania, partita nella quale rimediò anche un’ammonizione ingenua, forse segnale premonitore di tutto il suo avvenire azzurro. Nonostante non si sia mai rivelato tanto funzionale alla manovra, esclusa la gara con la Slovenia del marzo 2011 decisa da un suo goal, il ct si ostinò pervicacemente a sfruttarlo. Solo agli Europei avrebbe dato il peggio di sé, risultando sempre il più deludente in campo. La sua sciagurata esperienza nella finale con la Spagna, in cui si fece male a pochi minuti dal suo ingresso, fu la conferma più grave del suo influsso nefasto, che segnò anche una lunga esclusione dal giro della Nazionale, preludio ad un ritorno comunque insoddisfacente.
Raffaele Palladino: Ala ben poco prolifica, ha collezionato solo 3 gettoni in azzurro, l’ultimo dei quali in realtà servì come pretesto per Lippi in modo da non convocare Cassano. Esordì nel novembre del 2007 e si sarebbe riproposto subito ad inizio 2008, ma poi ha dovuto aspettare quasi due anni prima di tornare. Con il parco attaccanti di cui disponevano le rose di Donadoni e Lippi, il nome di Palladino stonava. Meteora annunciata.
Mauro Esposito: Punto di riferimento nel Cagliari, non seppe ripetersi in Nazionale. Entra nel gruppo verso la fine del 2004, ma nella stagione 2005/2006 il suo rendimento cala a vista d’occhio ed esce dal giro. Donadoni gli regala un’ultima presenza nell’amichevole post-Mondiale con la Croazia, giusto per concedere un po’ di riposo alle stelle di Berlino.
Amauri: Una convocazione, una presenza, ma la sua storia lo fa entrare di diritto nella formazione dei flop azzurri. Per due anni, in attesa di divenire a tutti gli effetti cittadino italiano, si è comportato da prima donna dichiarando di essere indeciso su quale Nazionale scegliere tra la nostra e quella brasiliana (un atteggiamento sicuramente antitetico nei confronti della filosofia di Prandelli, che però lo avrebbe chiamato più tardi). Poi, nel febbraio 2009, la svolta: in occasione di un’amichevole del Brasile (ironia della sorte proprio contro l’Italia), Dunga deve sostituire l’infortunato Luis Fabiano e la sua scelta cade su Amauri, il quale smuove tutti gli uffici della Juventus che gli negano la partenza in quanto la convocazione sarebbe arrivata oltre tempo massimo. Amauri si lascerebbe scappare allora che non avrebbe potuto giocare per altra Nazionale al di fuori del Brasile, frase poi smentita pochi giorni dopo (?). Prandelli, nonostante il suo grande attaccamento all’identità patriottica, lo stesso che esige dai suoi uomini, lo convoca e lo fa esordire nell’agosto 2010, alla prima partita della sua gestione, ignorando quasi i continui cambi di decisione dell’attaccante. Dopo, però, il nulla: Amauri, già 30enne, non segna più nella Juventus ed è costretto a cambiare squadra più di una volta. Quando sembra aver trovato la sua dimensione a Parma, i vari Balotelli ed Osvaldo gli hanno già fatto mangiare la polvere.
Come i club, anche la Nazionale dei “bidoni” ha la sua panchina. E così, tra le riserve a disposizione, non abbiamo difficoltà a trovare Amelia, Adani, Santon, Birindelli, Nervo, Langella e Marazzina, sicuramente tra i peggiori elementi che abbiano vestito la maglia azzurra negli ultimi anni.
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