I bidoni della storia: la peggiore formazione del Catania dal 2000 ad oggi
La formazione dei sogni peggiori. Un vero e proprio incubo per ogni allenatore, che resta a carico del solo tifoso se poi lo stesso tecnico è, come in questo caso, parte integrante dell’incubo d’una sola notte, per fortuna non di ogni domenica. Nell’epoca in cui si medita sull’ipotesi di una Serie A che faccia gareggiare le proprie seconde linee, più che i propri primavera, in un campionato professionistico, suggestiva per il gusto dell’orrido che permea i nostri tempi sarebbe l’idea di un campionato tra le “peggiori” formazioni di sempre. A Catania, SoccerMagazine ha pochi dubbi su chi scegliere. Negli ultimi dieci anni non sono stati poi molti i bidoni, per altro quasi tutti annunciati.
Poche sorprese, ma nella non sorpresa, sorprende riscontrare una quasi totale penuria di “vuoti a perdere” a centrocampo. Spazio di campo in cui il Catania ha sempre pescato bene, tanto da costringerci ad adattare ai “flop di sempre”, anche il modulo flop di sempre: non il 4-3-3 marchio di fabbrica catanese, ma il 4-4-2. formula tutt’altro che magica foriera esclusivamente di poche vittorie e tante esoneri. Vediamo allora di seguito la formazione completa:
Wellington Teixeira Dos Montes: alias “Tom Tom”. In verità, di soprannome solo “Tom”, ma visti i tre mesi e mezzo impiegati per approdare a Catania, partendo dal Brasile, il “Tom Tom” sarebbe stato più utile. Di sicuro poco utile lo è stato al Catania. Solo qualche apparizione, al termine del campionato, giusto per l’almanacco. Nell’estate del 2012 venne spedito in slovenia come contropartita per l’arrivo di Barisic nella primavera del Catania del nuovo corso Gasparin.
Blazej Augustyn: al centro della difesa troviamo il polacco che ricevette gli auguri da Boniek, la benedizione di Atzori, che lo schierò in campo all’esordio stagionale (2009/2010) e le maledizioni dei tifosi che lo posero a capro espiatorio di una squadra che non andava: troppo giovane, in un ruolo di eccessive responsabilità, per questo bersaglio ancora più facile. E’ ancora al Catania, ma a giugno si svincolerà.
Mauro Minelli: l’eroe della promozione e della salvezza. Il difensore centrale visse con l’Albinoleffe, al Massimino, la festa promozione del Catania e con la maglia del Catania, a Bologna, la sua prima ed unica rete in rossazzurro che nello “spareggio” contro il Chievo valse la permanenza del Catania nel massimino campionato di Serie A e la sua partenza. Tra quelle due emozioni, poco o nulla e quasi tutto da buttare.Trovò miglior sorte col Sassuolo.
Gennaro Sardo: a destra, il terzino meno amato della storia recente del Catania, che raggiunse l’acme della simpatia scagliando un pallone addosso ai tifosi giunti sino al campo d’allenamento in un ordinario giovedì di foll(i)a. La sua strada e la sua fortuna, il napoletano, nonostante l’affinità tra “vulcanici”, la trovò a Verona.
Nicolae Dica: trequartista “finto” come finto è sembrato, almeno a Catania, il suo talento. Bidone principe, per costo ed attese, portato a Catania nell’estate 2009 su suggerimento di Walter Zenga, poi “scaricato” dallo stesso tecnico più facilmente di quanto non riuscì al Catania scrollarselo di dosso insieme al suo ingaggio. Ritornò in Romania, sua terra natia.
Francesco Millesi: il catanese che tenne fede al principio “nemo propheta in patria”. Chiamato ad esser bandiera nel primo anno di Serie A, non trovò il giusto vento, ma uno che lo portò prima fuori rosa, poi lontano da Catania.
Riccardo Nardini: “spesso più veloce della palla ed anche delle sue idee”, arrivato forse troppo giovane. Fece meglio ad Avellino.
Marcello Gazzola: centrocampista di interdizione che è rimasto “bloccato” in panchina più che riuscire a bloccare gli avversari. Per trovargli una sistemazione in campo, Baldini lo provò a terzino destro, con riscontri non più brillanti. La sua carriera proseguì meglio ad Ascoli.
Gianvito Plasmati: il “Van Nistelrooy” di Matera. Al cannoniere olandese si accostò in un’intervista rilasciata sull’onda emotiva d’un goal messo a segno al Meazza. Ma da poco più avanti in poi, per lui fu solo tanta panchina e più di qualche screzio con la società. La giustizia federale ha espresso il proprio giudizio su chi tra le parti fece “carte false”, la sintesi che interessò ad entrambe fu quella di liberarsi vicendevolmente del vincolo.
Allenatore di questo anti-dream team, Gianluca Atzori. Il suo Catania, nel pre-campionato, faceva sperare a suon di risultati dei riscontri altrettanto positivi a campionato iniziato. Così non fu. L’avventura di Atzori cominciò male, con la sconfitta in casa contro la Sampdoria, e terminò peggio: Catania ultimo in classifica con appena 9 punti ed una sola vittoria, contro il Cagliari, in casa. Fatale il 4-4-2 sfoderato anche a Siena, alla 15a giornata. Il Catania sembrò spacciato, come nell’incubo peggiore. Poi arrivò Mihajlovic, ed al posto di Plasmati, Maxi Lopez.. ed il sogno salvezza divenne realtà.
Ricapitolando l’anti-dream team
Catania (4-4-2) Kosicky, Tom, Augustyn, Minelli, Sardo; Millesi, Gazzola, Dica, Nardini; Plasmati, Suazo. All.Atzori. In un’ipotetica panchina, difficile non menzionare i poco cari Generoso Rossi, Alioui, Garcìa, Kanyengele e Pià.
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