Ogbonna: “Toro esempio di tifo e apertura mentale da promuovere. Ai bambini dico basta playstation!”
Il difensore di origini nigeriano, Angelo Ogbonna, intervistato da Tuttosport, si è confessato in una bella intervista.

“Serie A o B, per me non c’è stata differenza– ha detto Ogbonna- Sono molto diversi i campionati: in A c’è qualità, in B quantità. Ma io non ho avvertito una differenza nel mio modo di essere e correre dietro ai sogni. Se non la fortuna di confrontarmi con i giocatori più bravi. Anche all’Europeo il fatto che fossi lì arrivando dalla B non mi ha mai creato ansie. Grazie all’umiltà che si respira in alta quota tutto mi è venuto naturale. E nessuno dei compagni mi ha guardato come un… un…”.
Un pensiero al padre: “Mio padre è di esempio. Trent’anni fa lasciò Lagos per venire a studiare architettura a Venezia, si laureò, la classica vita di un emigrante che cerca all’estero lavoro, fortuna. La sua famiglia in Nigeria apparteneva a una classe sociale media. Ma voleva andare oltre. Tornò a casa a prendere mia madre, dopo la laurea, e si stabilirono a Cassino. Dove sono nato io. E anche noi figli siamo cresciuti studiando. Le mie due sorelle sono all’Università. Io no, ma studio ancora in altro modo”.
Sul razzismo…: “La vita mi ha messo sul piatto davanti agli occhi tante culture. Innanzi tutto due. Quella della mia famiglia e quella italiana. E stato come avere un foglio bianco. E poi scrivere una storia più ricca, grazie a conoscenze maggiori. Come se fossi stato un americano. […] Io mi sento un uomo di mondo. Un cittadino del mondo, intendo. Invece certe persone la buttano sul patriottismo, sulla politica. E distinguono le razze, le origini. Io no. Io non posso dimenticare la Nigeria perché è come se mi staccassi da chi amo, la mia famiglia. Io rispetto tutte le culture. E cerco di capire ciò che mi fa più comodo, mi dà di più. Chi è stupido, ignorante, razzista, pensa che io sia limitato o con dei problemi perché ho la pelle nera. Il contrario. Sono un privilegiato. Perché la mia vita nasce dall’incontro di più culture. Fin da bambino. Quando hai la capacità di capire le cose in modo diverso dagli adulti, in modo più semplice, fluido”.
Sul suo Torino: “Sì. Sono qui da 10 anni, sono cresciuto in un ambiente sano, col Toro ho raggiunto la A, non ho mai avuto problemi di razzismo. O comunque non me ne sono mai accorto. La mia fortuna. La maggior parte delle persone vorrebbero avere ciò che ho avuto io. Nessuno mi ha mai trattato diversamente. La società mi ha fatto crescere bene. E l’accoglienza dei tifosi è sempre stata affettuosa. Il Toro e il suo mondo sono una realtà, un esempio di tifo e apertura mentale da promuovere in Italia. Sono sempre stato a mio agio, la gente non è troppo espansiva, è abbastanza riservata. A chiunque consiglierei il Toro e questo ambiente. Anche se poi io devo tutto alla mia serenità, la mia determinazione, la mia voglia di raggiungere i sogni. Con la parentesi a Crotone. Dove andai solo per lavoro e capii veramente quale fosse il mio mestiere. In questa Italia, in cui si parla tanto di razzismo contro le persone di colore. Ma da sempre c’è disagio innanzi tutto tra chi dal Nord ce l’ha coi meridionali o viceversa. Come si fa?”.
Ed infine, un messaggio ai bambini: “Sono cresciuto giocando a calcio in un cortile a Cassino. La scaltrezza l’ho imparata lì. I genitori devono mandare i figli per strada, nei parchi, nelle scuole calcio. A giocare all’aria aperta con altri bambini. Invece li tengono alla playstation per ore. O davanti alla tv. La vita va vissuta. I genitori devono mandare i figli nelle scuole calcio, ma poi senza seguirli, lasciandoli anche liberi di essere”.
GRANDE SQUADRA..MITICA TIFOSERIA CHE ANCHE NELLA SOFFERENZA NON MUORE MAIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII!!!!!!!! W LA MARATONA!!!!