Il Pagellone della Roma 2012/2013: l’Europa ad un passo e la rinascita di Francesco Totti

Quella del 2012 è la Roma degli addii neanche troppo sofferti e dei ritorni neanche troppo inaspettati. Quello di Luis Enrique, uomo corretto ed onesto, tecnico troppo poco italiano, è stato un addio sì liberatorio, ma causa di nuovi dubbi e perplessità, che non solo hanno smosso l’animo di chi credeva nel Progetto, ma che hanno posto le basi di una nuova, seconda rivoluzione a livello di gioco, di rosa e di obiettivi. Rivoluzione di cui si è fatto guida un Maestro del calcio, Zdenek Zeman, presenza gradita a molti (ma non tutti) in quel di Roma, interprete di un calcio tutt’altro che innovativo – al contrario del suo predecessore – ma sinonimo, senz’altro, di puro entusiasmo e divertimento.

AS Roma
Fonte: Danilo Rossetti

SOCIETÀ: 6,5 – Alla Società, interprete di una profonda evoluzione da diversi punti di vista (social network, merchandising, organizzazione interna), va dato atto di un’intensa, vincente attività interna, tesa – è giusto dirlo – a rivalorizzare il marchio A.S. Roma. E se lo scorso anno, il percorso intrapreso su quei punti di vista sembrava non coincidere con gli strumenti per poter competere sul campo, oggi, quei mezzi (con acquisti mirati, a basso costo) sembrano finalmente far effetto. Ad maiora.

 

SQUADRA: 6+ – Rivoluzionato il reparto difensivo (via Cassetti, Juan, Heinze, Kjaer e José Angel, dentro Balzaretti, Marquinho, Castán e Piris) e stravolto il centrocampo (dentro Bradley, Tachtsidis e Florenzi), la Roma di Zeman – lontana anni luce da quella di Luis Enrique – si ferma e riparte, con confusione ed impazienza, non riuscendo – almeno nell’immediato – a soddisfare i dettami del Boemo. Le sei sconfitte in campionato sembrano ricalcare – ma solo in risultati – la Roma dell’asturiano, spesso distratta e priva di precise trame di gioco. Le quattro vittorie consecutive, le vittorie con Inter e Milan e il miglior attacco della Serie A fanno però ben sperare per il futuro, donando alla Roma il sesto posto in classifica a soli quattro punti dalla seconda in campionato.

 

PORTIERI:

Bogdan Lobont: s.v. – Da anni alla Roma in silenzio, oggi il portiere romeno – dato il suo scarso, se non nullo utilizzo – inizia a mostrare segni di insofferenza. Spettatore. Forse, ancora per poco.

Mauro Goicoechea: 6+ – Si presenta al grande pubblico in un derby a dir poco sciagurato (sua la papera dell’1-1 di Candreva), ma più volte, nelle sue nove presenze complessive, si sa ben muovere tra i pali. Grinta e coraggio – con un pizzico di inesperienza – gli hanno conferito la nomea di “portiere moderno”. Di certo ha ancora molto da imparare.

Maarten Stekelenburg: 6 – Senza particolari colpe, e con un po’ di sorpresa, il portiere dell’Olanda si ritrova a dover fare il secondo ad un  giovane di 24 anni, in un mix di infortuni improvvisati e di scuse last minute, capaci solo di creare nuove, e temibili polemiche. Dopo il caso Julio Sergio, a Roma, il vizio di prendere scelte inspiegabili nei confronti dei portieri sembra non esser svanito. Per quanto visto in campo (nove presenze anche per l’olandese) rasenta la sufficienza.

 

DIFENSORI:

Marquinhos: 7,5 – A soli 18 anni, trovatosi a condividere il reparto con nomi dal calibro di Castán e Burdisso, riesce a conquistarsi il ruolo da titolare al centro della difesa regalando prestazioni sorprendenti, costantemente al di sopra della media. Nelle sue 14 presenze, coniuga talento ed esperienza nonostante la tenera età. Talento.

Fonte: ACSiena.com

Leandro Castán: 6.5 – Centrale d’esperienza, a Roma mostra subito di che pasta è fatto, riparando dove necessario e dando sicurezza lì dove il gioco di Zeman più faceva acqua. Fa ben sperare per il futuro. Promessa.

Nicolas Burdisso: 5,5 – Al rientro da un infortunio tutt’altro che leggero, l’argentino sembra aver perso lo smalto (ma non la grinta) di un anno fa, disputando partite (otto presenze per l’ex Inter) spesso al di sotto della sufficienza. Il goal al Milan può e deve essere il segnale del riscatto, perché la Roma non deve e non può fare a meno di lui.

Alessio Romagnoli: s.v. – Sotto gli occhi attenti di Burdisso e Castán, fa il suo esordio sia in Coppa Italia che in Serie A (subentra al posto di Francesco Totti) disputando, nei suoi 11 minuti contro il Milan, il minimo indispensabile. Pupillo di Zeman, ha ampi margini di miglioramento.

Dodò: s.v. – Il giovane, ma sciagurato terzino brasiliano, nel suo 2012 ha disputato soli 128 minuti in campo, partendo da titolare una sola volta: nella sconfitta in casa con l’Udinese. Anche per il numero 27 è un infortunio a tenerlo ai box da più di un anno. In attesa del suo talento, Roma attende.

Federico Balzaretti: 6 – Giudicato da molti – almeno sul momento – come il miglior colpo di mercato, in virtù di un Europeo da protagonista, l’ex rosanero sbaglia poco e fa il suo, dialogando bene con Totti ma incidendo di rado sulla fase offensiva. Sufficiente.

Iván Piris: 5,5 – Dopo un inizio da incubo – specie per il ricordo ancora vivido della tifoseria nei confronti di José Angel – il paraguaiano (con le sue 15 presenze da titolare) alterna prestazioni di livello a partite dal buon tasso tecnico, mostrando però, insieme a grinta e corsa, incertezza e confusione. Altalenante.

 

CENTROCAMPISTI:

Michael Bradley: 6 – Non sempre attento e all’altezza delle trame di gioco, pecca di distrazione ma – se in giornata – dà la giusta spinta al centrocampo. C’è il piede, manca – a volte – la rapidità. Sufficiente.

Daniele De Rossi: 6- – Vive il suo anno più complicato a Roma, sembra non rientrare nei piani del Boemo e macchia la sua stagione con la brutta gomitata a Mauri nel derby perso con la Lazio. Risulta, però, spesso decisivo come assist-man, disputando – specie al suo rientro dalla squalifica – partite dall’alto livello tecnico. In ripresa, rasenta la sufficienza.

Roma in allenamento
Fonte: PescaraCalcio.com

Panagiotis Tachtsidis: 4,5 – Pupillo di Zeman (lo preferisce più volte a Capitan Futuro) il greco non brilla, anzi. Definito più volte il ‘regista della Roma’, manca di lucidità e precisione, rompendo gli equilibri di un centrocampo che, rapido ed istintivo, spesso per il numero 77 risulta difficile da seguire. Gravemente insufficiente.

Miralem Pjanic: 6,5 – Messo all’angolo da Zeman, lancia il suo segnale di rivalsa con il gran goal alla Lazio. Da quel momento il bosniaco si riprende ciò che è suo, tornando a segnare e ad incantare la platea. Partito in sordina, chiude l’anno tra i migliori. Più che sufficiente.

Simone Perrotta: s.v. – Un goal per lui a Siena e poc’altro per l’ex campione del mondo, oggi senatore con cuore e maturità di una Roma che, nonostante tutto, lo vede sempre protagonista. Professionista.

Alessandro Florenzi: 7+ – Giovane rivelazione non solo della Roma, ma dell’intera Serie A, il talento romano corre, segna e incanta con grinta e coraggio, guadagnandosi la stima dell’intera squadra. Per esser l’anno dell’esordio, risulta più che discreto.

Marquinho: 5 – In netto calo rispetto allo scorso anno, brilla solo a S. Siro contro l’Inter di Stramaccioni (suo il goal dell’1-3). Trova poco spazio, risultando spesso anonimo. Insufficiente.

Rodrigo Taddei: s.v. – Relegato ai margini della squadra, se chiamato in causa fa il suo.

 

ATTACCANTI:

Erik Lamela: 8 – Segna sei reti in sei partite e, alla fine del 2012, si ferma a quota 10 in campionato. Trova continuità e intesa con Totti, segnando la sua definitiva consacrazione. Esplosivo.

Francesco Totti
Fonte: ACSiena.com

Francesco Totti: 8 – Si conferma, a ben 36 anni, trascinatore e leader della sua Roma. Miglior assist-man della Serie A (insieme ad Andrea Pirlo) segna in più sei reti, portandosi a soli quattro goal dal record di Nordahl. La squadra gioca intorno al suo altruismo, ai suoi tocchi, alla sua classe. Immortale.

Nico López: s.v. – Per lui un gran goal alla prima di campionato, poi il nulla. Quasi mai in campo, non riesce a ritagliarsi un suo spazio.

Pablo Daniel Osvaldo: 7 – Si conferma sui livelli dello scorso anno, continuo, cinico e – a volte – troppo immaturo. Rimane una colonna della squadra.

Mattia Destro: 5 – Grazie ai colpi di Lamela ed Osvaldo, l’ex Siena è relegato in panchina. Tanti i suoi errori, pochi (in media) le reti. Ha ancora molto da dimostrare. Per ora, insufficiente.

 

ZDENEK ZEMAN: 5,5 – Il suo ritorno a Roma dopo dodici anni, almeno gli inizi, delude le aspettative. Il boom d’abbonamenti non è di certo in sintonia con i risultati ottenuti, ma – al di la delle sei sconfitte – il suo gioco sembra iniziare a farsi sentire nel gruppo, inizialmente distante dalle sue indicazioni. Per ora, il giudizio, non può esser che affrettato. E se per Baldini l’obiettivo stagionale è “l’Europa che conta“, qui, da lavorare, ce n’è parecchio. Per ora insufficiente.

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