L’ultimo calcio di Roberto Baggio, e quella lettera di Albertini
Un matrimonio mai troppo felice quello tra Roberto Baggio e la Federazione italiana del gioco del calcio.
Un rapporto finito cosi, da un giorno all’altro, con l’ex campione di Juve, Milan, Inter e non solo che lascia il suo posto, perchè troppo stretto, a suo dire, in meccanismi tecnico-amministrativi che poco si confanno alla sua voglia di lavorare e non sono idonei alla sua volontà di innovare il mondo del calcio italiano stesso.
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Le dimissioni dell’ex Divin Codino hanno scatenato le polemiche aspettate dentro e fuori dagli ambienti della Federazione.
Accuse, commenti, stralci di interviste a favore o a rimprovero dell’operato di un Roberto Baggio che, sin dall’inizio del suo mandato, ha sempre mostrato segni di insofferenza: dalle sue proposte di rinnovamento alla sua volontà di innovazione, il feeling con la Federazione pare essersi assottigliato sempre di più, sino appunto alle dimissioni.
Voce importante è stata quella di Demetrio Albertini, vicepresidente della FIGC che, attraverso una lettera aperta, ha chiarito il senso di come l’addio di Baggio – che nel frattempo ha conseguito il tesserino di allenatore e potremo dunque vederlo prima o poi in campo nel lato panchine – possa essere una “occasione persa”, per lui e per la Federazione stessa; fino ad arrivare ad un auspicato ritorno che, a parere di molti, sfiora i confini dell’impossibilità.
Di seguito, il testo integrale della lettera di Albertini:
“Caro Roberto,
avendo condiviso in passato una lunga esperienza, nel Milan e soprattutto in Nazionale, per la stima che ho nei tuoi confronti e per l’amicizia che ci lega, permettimi di criticare le ragioni con cui ieri hai annunciato le dimissioni dalla guida del Settore Tecnico della Figc.
Partendo dal presupposto che nel calcio italiano ci sia molto da fare, accelerando quelle riforme necessarie a favorire la crescita del sistema e sostenendo programmi incisivi per competere a livello internazionale, in particolare sul fronte della formazione dei giovani, ritengo che con la tua scelta hai perso l’occasione di far parte del cambiamento che, chi come noi ha vissuto il campo, può dare dall’interno del sistema, sulla base della nostra personale esperienza.
Perché, se è vero come è vero che il calcio ci ha dato tanto, il nostro ruolo non può non essere che quello di restituire un contributo al calcio, sapendo bene però che in questo percorso dobbiamo comprendere i punti di vista e anche gli interessi di tutte le componenti federali, distinguere gli ambiti di competenza rispettando i ruoli di ognuno, avere disponibilità al confronto e, infine, mantenere la costanza necessaria per sostenere il cambiamento in cui crediamo.
Avendoti anticipato nel percorso di dirigente sportivo, ti assicuro che, come nel calcio giocato, anche in un organo sicuramente complesso come la Figc la ricetta migliore per vincere è il mix tra il contributo delle figure più esperte e l’entusiasmo tipico dei giovani. Questo mix, insieme alla fatica di capire ed allo sforzo di condividere, è la qualità fondamentale all’interno del Consiglio federale, l’organo rappresentativo di tutte le componenti del calcio italiano, nel quale, con o senza voto, tutti abbiamo il dovere di garantire la nostra presenza, alimentare un dibattito creativo, rappresentare le nostre idee e trovare una posizione organica e condivisa per arrivare a quelle decisioni necessarie ad incidere sul futuro. Tenendo sempre presente tutto l’universo che fa parte della Figc, a cominciare da quei tanti volontari che sul territorio, con una passione straordinaria, rappresentano un settore da tutelare.
Pur rispettando la tua decisione, caro Roberto, credo dunque che con le dimissioni hai perso l’occasione di far parte di questo sistema che vuole mettersi in gioco ben conoscendo le sfide che l’attendono. Spero però che in futuro una risorsa formidabile del calcio italiano come te possa trovare un altro ruolo nel quale realizzare, in prima persona, le tue valide e indubbie competenze, secondo le modalità ed i tempi che ti saranno più opportuni.
Mi piace pensare che l’abitudine ha un doppio volto: ti rassicura ma ti rende pigro e dunque anche ciò che è consolidato negli anni va cambiato. Ma continuo a pensare che il nostro ruolo sia quello di alimentare questo cambiamento all’interno della Figc.
Come disse il pittore Anselmo Bucci “La tua vita sia tessuta di delusioni piuttosto che di rimpianti”. Scenderò in campo sempre per poter raggiungere il risultato insieme ai miei compagni. In bocca al lupo per tutto quello che vorrai fare ed essere.
Con affetto,
Demetrio”.