Sampdoria: oggi l’anniversario della scomparsa di Morosini
Il ragazzo dalla storia sconosciuta.

Questo potrebbe essere il titolo di una biografia del “Moro”, come lo chiamavano gli amici.
Piermario Morosini è stato un ragazzo sfortunato, verrebbe da dire conoscendo a grandi linee la sua breve ma intensa vita, ma è troppo cruda e ostile per percepirla in questi termini. Sarebbe troppo dura da accettare anche per un santo. E allora ci deve essere una spiegazione non logica; bisogna provare a ragionare con il pensiero della fede, l’unico modo per dare risposte plausibili ad un’esistenza segnata da tanto dolore. Lui che aveva dovuto affrontare la difficile prova di perdere, così giovane e in pochi anni, tre tra le persone più care, figure fondamentali di una normale esistenza: i genitori e un fratello.
Eppure una vita tanto difficile non aveva minimamente scalfito il suo sorriso spontaneo e contagioso; un autentico trascinatore nella vita e sul campo, quel rettangolo verde che, con ogni probabilità, era stato il braccio a cui aggrapparsi nei tanti, troppi, momenti no.
In pochissimi sapevano delle vicissitudini personali che avevano segnato il suo cammino, come in pochi sapevano che sin da piccolo aveva una passione chiamata Sampdoria.
Ragazzo dal carattere deciso e forte, sensibile e generoso; è già passato un anno da quando ha lasciato questa terra per andare a giocare su altri campi, da quando qualcuno ha deciso che la sua missione era quella di insegnare a sorridere sempre, anche quando si pensa che sia l’ultima delle cose da fare.
L’anniversario della sua scomparsa corrisponde ad una partita che della grinta e determinazione fa le caratteristiche principali: il derby.
È bello poter immaginare come lo avrebbe vissuto lui, da giocatore ma anche da tifoso. Lui che a Bergamo aveva scelto di amare quella maglia tanto particolare che vestiva campioni come Roberto Mancini e Gianluca Vialli, i suoi idoli. Oggi in tanti lo ricordano con fotografie e dediche, e in tanti hanno la convinzione che se in campo ci fosse lui questa partita avrebbe un sapore ancora più intenso. Nulla deve far paura se lo si affronta da guerrieri; combattente lui lo è stato, ora tocca ai suoi compagni rendergli il giusto omaggio.