La Roma compie il divorzio: con il Napoli la Kappa saluta la Capitale
Era lo scorso Novembre, e la Roma – tramite comunicato – riteneva di aver riscontrato “gravi difetti sul materiale tecnico e sulla linea di abbigliamento” dopo soli tre mesi dall’inizio del campionato. E se per i tifosi il divorzio era preannunciato (nonché sperato), per la società, che decise di “risolvere il contratto di sponsorizzazione tecnica con effetto immediato“, era giusto ribadirlo.

E se si parla di divorzio, un matrimonio ci sarà pur stato. Era il 2000, la Lazio si era laureata campione d’Italia e la Roma, dal canto suo, aveva l’obbligo di rispondere sul campo e non. Campioni dal calibro di Batistuta, Samuel e Emerson, ma soprattutto il nuovo sponsor tecnico – la Kappa, appunto – diedero vita al salto di qualità per eccellenza in casa Roma, portando i giallorossi al loro terzo, storico scudetto. Col Tricolore sul petto la Kappa diede vita a diverse maglie storiche, e venne confermata per l’anno successivo, il 2002/03. Poi il ritorno alla Diadora (già sponsor negli anni di Zeman e nel primo di Capello), che vestì la Roma fino al 2007, anno in cui Totti vinse la sua prima Coppa Italia. Ma nel 2007/08, con un altro tricolore sul petto, è di nuovo la Kappa a riappropriarsi dei colori giallorossi, vestendo la Roma per ben sei stagioni. Anni in cui non di rado, scelte poco azzeccate, fanno dello sponsor torinese un compagno “sgradito” dai tifosi, a volte stufi dei simboli troppo presenti o accentuati, a volte stanchi della monotonia del marchio. Così gli americani, con la Nike ad aspettare, scelgono di chiudere la porta e di aprire un portone, per dare alla Roma quel tocco da big in più che in molti si auspicavano. Con il Napoli, all’Olimpico, la Kappa andrà in scena per l’ultima volta in Serie A. E in fin dei conti, a rimpiangerla saranno in pochi.