I big della storia: la miglior formazione della Nazionale italiana dal 2000 ad oggi
Nel bene o nel male, a torto o a ragione, ciò che lega gli italiani più di tutto il resto è la Nazionale di calcio, specie nelle manifestazioni importanti come Europei o Mondiali in cui si riscoprono facilmente identità patriottica ed unità d’intenti.
Gianluigi Buffon: Il suo nome è entrato nel linguaggio comune e nel giro di qualche anno è diventato uno dei rappresentanti più vividi del calcio italiano. Il portiere per antonomasia ha il volto e le movenze di Gianluigi Buffon, sicuramente il numero 1 più importante della storia della Nazionale a 4 stelline. Aveva saltato gli Europei del 2000 per un infortunio alla mano, ma il destino gli avrebbe riservato presto oltre 100 presenze disseminate tra tutte le manifestazioni alle quali gli azzurri hanno preso parte, tra cui un Mondiale vinto da protagonista. Nell’immaginario collettivo Buffon è prima il portiere dell’Italia e poi quello della Juventus. Per anni capitano di fatto alle spalle (letteralmente) di Cannavaro, oggi si rivela essere anche il punto di congiunzione tra il vero calcio “made in Italy” degli anni ’90 e le nuove generazioni attuali, che popolano scenari meno esaltanti e forse poco consoni allo Stivale. Leggenda vivente.
Paolo Maldini: La sua è la classica storia del talento precoce che esplode. Negli anni 2000 ha potuto raccogliere ben poco: quella tragica notte di Rotterdam non è riuscita a rendere giustizia alla sua considerevolissima carriera azzurra. I Mondiali del 2002 furono solo l’ultima delle delusioni. Lippi lo voleva portare in Germania, ma il capitano del Milan aveva già declinato i precedenti inviti di Trapattoni, e da gran signore del calcio non tornò sui suoi passi.
Fabio Cannavaro: Lo scugnizzo partito dalle stradine sterrate di Napoli e giunto a rappresentare la patria davanti al mondo. Nel 2000 sta per assaporare come gli altri la gioia di una vittoria importante con la Nazionale, poi la botta finale. La voglia di riscatto lo tiene vivo fino al 2006, quando va in Germania ed è praticamente perfetto. Il Pallone d’oro, anche se molto discusso, è solo la ciliegina sulla torta. E’ il capitano più longevo della storia della Nazionale; il capitolo azzurro, però, si chiude nel peggiore dei modi: ad Euro 2008 è fuori causa per via di un incidente verificatosi in allenamento, mentre ai Mondiali in Sudafrica sembra l’ombra di se stesso ed è costretto a salutare l’azzurro tra fischi ingloriosi.
Alessandro Nesta: In Germania gioca solo nel girone, ma il titolo di campione del mondo è comunque un giusto riconoscimento per uno dei difensori più abili prodotti dal nostro campionato. Colonna della retroguardia per 10 anni, non ha mai nascosto i propri problemi fisici legati alla schiena. Nel 2007 da ufficialmente l’addio alla Nazionale; vana l’insistenza di Lippi per portarlo in Sudafrica.
Gianluca Zambrotta: Terzino tuttofare, adeguato a destra come a sinistra. Per poco non ha raggiunto le 100 presenze in Nazionale. Anche lui tra i grandi protagonisti del 2006, anche lui tra i grandi flop del 2010. Nel mezzo, quell’Europeo in Austria e Svizzera in cui una sua disattenzione contro la Romania stava rischiando di far tornare l’Italia a casa prima del tempo. Dopo il Sudafrica sembra uscito dal giro, ma Prandelli lo richiama a sorpresa per la partita di qualificazione ad Euro 2012 contro la Serbia, a Genova: ci penserà Ivan Bogdanov a porre fine in maniera innaturale al pregevole percorso azzurro di “Zambro”.
Gennaro Gattuso: Il fuoco sacro indispensabile a livello agonistico non è mai mancato alla Nazionale azzurra grazie a “Ringhio”. Il milanista è sempre riuscito a supplire le esigue doti tecniche con notevolissima quantità, non a caso il suo Pallone d’oro era a sua detta “rubare più palloni possibili”. Con l’Italia ha segnato comunque un goal, tra l’altro molto curioso e decisivo, in un’amichevole contro l’Inghilterra, alla sua prima da titolare. In Germania fu la spina nel fianco di ogni avversario; agli Europei del 2008, invece, fu costretto a saltare i quarti con la Spagna come Pirlo, lasciando il centrocampo sguarnito. Poco dopo il ritorno di Lippi si procurò un brutto infortunio in allenamento che rischiò di concludere il suo cammino azzurro, eppure, anche se non al meglio, prese parte alla Confederations Cup ed alla Coppa del mondo disputati in Sudafrica, scendendo gradualmente di posizione nelle gerarchie del ct, che ai Mondiali lo fece giocare solo 45 minuti.
Mauro Germán Camoranesi: L’oriundo di necessità chiamato alle armi da Trapattoni, a 40 anni di distanza dall’ultimo straniero azzurro. Punto di riferimento anche per Lippi e Donadoni, nel 2006 si può fregiare con merito della nomea di campione del mondo. Nel 2010, però, la sua permanenza in azzurro appare forzata, e Lippi lo convoca per i Mondiali nonostante una stagione travagliata con la Juventus e condizionata da un pesante infortunio. In Sudafrica è così portato anche lui a salutare mestamente la Nazionale.
Francesco Totti: Superstar puntualmente attesa in tutti i tornei, ma la macchia dell’Europeo 2004 tenderà sempre a guastare un po’ la sua storia azzurra e, nel complesso, la sua immagine. Il “cucchiaio” all’Olanda 4 anni prima, però, è storia del calcio. I Mondiali in Giappone e Corea non sono forieri di grandi successi, soprattutto per l’espulsione inventata da Byron Moreno agli ottavi di finale. Tutti vogliono che si riscatti in Germania, ma il destino vuole che tre mesi prima della spedizione in terra crucca Totti venga posto sull’orlo del precipizio. Il suo recupero è tuttavia lodevole e memorabile, ed ai Mondiali è quindi libero di sfornare 4 assist e di decidere gli ottavi di finale contro l’Australia. Dopo quella notte di Berlino, il suo ritorno in azzurro è stato ipotizzato più volte, soprattutto a ridosso dei Mondiali 2010, ma alla fine il capitano della Roma non ha mai potuto esibire sul petto la quarta stellina, figlia anche dei suoi sacrifici.
Christian Vieri: Classico centravanti rude e grintoso, sempre portato a fare centro sia dentro sia fuori dal campo. Salta l’Europeo del 2000 per guai muscolari, ma due anni dopo è il trascinatore dell’Italia ai Mondiali fino al clamoroso epilogo con la Corea. 0 goal ad Euro 2004, poi la Nazionale è da riconquistare. Si trasferisce nel 2005 al Milan per rimanere nel gruppo, ma gioca e segna poco. A metà stagione passa allora al Monaco per non perdere definitivamente la considerazione di Lippi, ma un infortunio lo tiene lontano dai giochi e gli impedisce di andare in Germania. La sua ultima presenza risale dunque all’ottobre 2005, quando contro la Moldavia, la stessa avversaria del suo esordio, andò a segnò proprio come al debutto.
A conquistarsi un posto nella panchina azzurra DOC sono Toldo, Panucci, Materazzi, Albertini, De Rossi, Inzaghi e Balotelli. Menzione di merito, infine, per Fabio Grosso, indimenticato protagonista dei Mondiali 2006, simbolo della classe operaia che sale in Paradiso, e che fu depennato all’ultimo dalla lista dei convocati per il Sudafrica, risparmiandosi la débacle e rimanendo così alla memoria come il più grande eroe di Berlino.
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