Che fine ha fatto… Saliou Lassissi, il nuovo Thuram di Fiorentina, Parma e Roma?
Era il 7 agosto 2001, la Roma scudettata sfidava in amichevole il Boca Juniors. Era l’occasione per i tifosi giallorossi di riabbracciare la squadra dopo la vittoria tricolore ma anche, soprattutto, di scoprire i volti nuovi della campagna trasferimenti estiva.
Tra questi c’era un certo Saliou Lassissi, che al Parma e alla Fiorentina si era guadagnato l’appellativo di “nuovo Thuram“. Quel maledetto 7 agosto però la carriera, e la vita, del difensore ivoriano sono destinati a cambiare. Ma raccontiamo tutto dall’inizio.
Lassissi cresce a Marcory, quartiere di Abidjan, capitale della Costa d’Avorio. A soli 15 anni si trasferisce in Francia, nelle giovanili del Rennes. Qui compie tutta la trafila verso la prima squadra, dove manda in pensione anche quelli che erano titolari prima di lui, come François Denis e Corneliu Papură. Il difensore è quello che oggi avremmo definito una “branda”: fortissimo fisicamente, alto e ben piazzato ma anche elegante e con una buona tecnica. Nel 1997 il contratto con il Rennes scade, Luciano Moggi fiuta l’affare e lo mette sotto contratto con la Juventus. Al momento di depositare le carte in federazione però il transfer non arriva. Lassissi aveva firmato due volte: una con i bianconeri, una con la sua, quasi ex, squadra per il rinnovo fino al 2001. “Noi rinunciamo al giocatore: se a 19 anni sottoscrive due contratti, chissà cosa farà da grande. Non è uomo da Juve“, dirà poi Moggi.
Ma dietro questo giallo del rinnovo c’era già il Parma che si aggiudicherà le prestazioni di Lassissi nel 1998. A settembre fa il suo esordio con i ducali, ma un mese dopo è già ceduto in prestito alla Sampdoria dove colleziona cartellini rossi. E quando torna in patria, per rispondere alla convocazione in nazionale, genera addirittura un caso diplomatico: colpisce un compagno di squadra con una testata in allenamento e gli rompe il labbro. Il malcapitato era Blaise Kouassi, colpevole di aver sbagliato un passaggio. Viene espulso dalla selezione e perde il posto nell’avventura in Coppa d’Africa. Ma la storia non finisce qui perchè quella rissa fa il giro della nazione: viene internato in un campo militare dove sarà interrogato sui fatti e costretto a seguire un corso di rieducazione civica. Verrà rilasciato solo dopo aver chiesto scusa a tutto il paese, in diretta televisiva.
Mentre la sua Sampdoria non riesce a salvarsi, nel 1999 Lassissi torna al Parma per poi trasferirsi la stagione successiva alla Fiorentina, dove diventa il primo africano della storia viola e vince la Coppa Italia. Nella sua esperienza toscana lo ricordano soprattutto per le sue disavventure automobilistiche, celebre la volta che si schiantò contro i bidoni dell’immondizia, o quando fu denunciato per aggressione da un vigile urbano.
Lassissi è una testa calda, lo abbiamo capito, ma in difesa è un vero colosso. Ci vorrebbe solo un allenatore capace a mettere a freno la sua ira. Franco Sensi, presidente della Roma, ha Fabio Capello, vero e proprio sergente di ferro. È lui l’uomo giusto per far esplodere definitivamente il talento ivoriano.
Come sarebbe andata a finire non lo sapremo mai perchè il “nuovo Thuram” non giocherà un solo minuto ufficiale con la maglia della Roma. Torniamo da dove avevamo iniziato: l’amichevole tra giallorossi e Boca Juniors dell’agosto 2001. Lassissi sta controllando un pallone semplice, da appoggiare indietro al portiere, alle spalle però arriva Antonio Barijho, attaccante degli argentini, che lo pressa per rubargli il pallone. Il contrasto è duro, l’ivoriano va giù: frattura di tibia e perone della gamba sinistra.
Da quel momento inizia il travaglio del difensore. Ai microfoni del Corriere della Sera racconterà così i giorni dopo l’operazione: “Continuo a sentire dolore, soffro molto, non vivo più, dormo sul divano, mi sveglio come un barbone, dormo mezz’ ora a notte. Non mi riconosco più, mi vedo male, anche la mia fidanzata mi chiede come è possibile che stia così“.
Accusa i medici giallorossi di non saperlo curare, anzi di aver fatto anche peggio. Litiga con i suoi procuratori, scappa da Villa Stuart, la clinica dove era ricoverato per curare il ginocchio. Intanto il tempo passa, la gamba fa meno male e Lassissi sarebbe pronto per giocare. La Roma però non lo vede più: non sarà mai convocato, gli viene negata la possibilità di allenarsi con la Primavera, non percepisce lo stipendio. “Come pagano Batistuta devono pagare anche Lassissi” dirà l’ex Parma. Intanto però i giallorossi cercano un nuovo centrale e sfidano la Juventus per accaparrarsi Nicola Legrottaglie, ma l’ivoriano è tranquillo: “Non me ne frega nulla. Sono più forte di chiunque possa arrivare“.
Il contratto con la squadra della capitale scade, il difensore inizia la sua odissea: Bastia, dove si allena senza giocare, Nancy, dove gioca solo con le riserve, poi torna in patria nel RFC Daoukro.
Quando non ci spera più, arriva di nuovo la chiamata dall’Europa. Lo vuole il Bellinzona. Il “nuovo Thuram” non ci pensa due volte e prende l’occasione al volo. Sulla panchina degli svizzeri c’è Vladimir Petkovic, ex allenatore della Lazio. Quando l’ivoriano arriva, con il suo SUV bianco e ovviamente in ritardo, al primo allenamento gli dirà così, parlando in terza persona: “La difesa la comanda Lassissi. Bisogna ascoltare Lassissi“. La sua esperienza in Svizzera dura appena 3 partite, poi rescinde il contratto e se ne va, sbattendo la porta.
L’ultimo avvistamento è nei campionati amatoriali della Polonia, con il Sokół Skromnica, chissà se lì abbia guidato veramente la difesa o si sia limitato a guidare il suo fuoristrada.