Ibrahimovic e l’importanza della progettazione del Milan…
L’importanza della progettazione, del guardare sempre avanti un paio di anni in previsione del domani.
Il ritorno di Zlatan Ibrahimovic al Milan potrebbe mandare a monte tutto questo: un percorso di crescita già caratterizzato da parecchie incertezze.
Le capacità del giocatore sono indiscutibili, ma non abbastanza per far tornare il “Diavolo” quello di un tempo.
Perché giocoforza la formazione titolare sarà costruita intorno a lui, con delle scelte nette di mercato che andranno a stravolgere del tutto quanto ideato questa estate e gli anni prima.
Perché nonostante si tratti di un ritorno galvanizzante per la piazza, il 5-0 rimediato contro l’Atalanta e i limiti tecnico-tattici della rosa non possono essere cancellati con un colpo di spugna. Sarebbe fumo negli occhi.
Perché il Milan aveva l’obbligo morale di costruirsi su quei pochi aspetti positivi che si stavano intravedendo. Pochissimi, ma molto importanti. Finora le vittorie sono arrivate tutte di misura e contro avversarie medio-piccole.
Perché non si può costruire la casa sulla sabbia. Prima o poi crollerà, nuovamente.
Perché i risultati arriveranno, certamente. Dove c’è Ibra c’è quasi sempre stata vittoria. D’altronde si parla di un talento per il quale gli aggettivi si sprecano. Un leader. La progettazione, però, è altra cosa e, indirettamente, l’arrivo di Zlatan va a soffiare sul castello di carte appena messo in piedi dalla nuova dirigenza. Che forse mollerà, come già in molti pensano. E allora la storia potrebbe anche ripetersi… come quando nel 2012 proprio Ibra fu messo da parte senza troppe esitazioni e diede inizio al crollo epocale del Milan.
Comunque, bentornato in Serie A, Zlatan.