Sneijder: il re caduto nel paradosso
La crisi dell’Inter in questa stagione ha molti padri, le colpe sono un po’ di tutti. La cessione estiva di Eto’o, disastrosamente sostituito da Forlan, e la cessione invernale di Thiago Motta, due uomini che ai tempi di Mou costituivano (a detta dello stesso allenatore portoghese) la colonna portante della squadra insieme a Sneijder, Lucio e Julio Cesar, rappresentano senza dubbio due fattori importanti.
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Oltre a questi errori della dirigenza dal punto di vista tecnico l’involuzione di Sneijder è lampante: da anima del “triplete” nel 2010, trascinatore dell’Olanda fino alla finale mondiale persa contro gli imbattibili spagnoli, a equivoco tattico di questa Inter. Già in estate fiumi di inchiostro si sono spesi per trovare una degna collocazione tattica all’olandese: Gasperini nel 3-4-3 lo prova sia come centrocampista centrale che come attaccante esterno, ma gli esperimenti sono fallimentari, e il mister viene esonerato dopo poche partite. Ma l’olandese è giocatore capace di muovere gli equilibri in qualsiasi squadra e per farlo deve giocare nel suo ruolo naturale: quello di trequartista centrale. Questa missione viene consegnata a Ranieri, chiamato anche per risolvere questo problema. L’Inter con Ranieri parte piano ma tra novembre e gennaio inanella un fantastico filotto di vittorie (9 su 10) culminato con la vittoria nel derby. Equivoco risolto? Assolutamente no, tutte queste vittorie arrivano con l’olandese fuori per infortunio e col 4-4-2. La disponibilità di un recuperato Sneijder coincide con l’attuale crisi nerazzurra che esce dalla Coppa Italia, perde a Marsiglia in Champions ed in campionato ottiene un solo punto nelle ultime 6 partite. Che sia 4-3-1-2, 4-4-1-1, 4-2-3-1, non si trova una soluzione decente al problema. Certo il piccolo genio olandese non sarà la causa di tutti i mali, ma urge una soluzione affinché questa stagione non si chiuda in maniera estremamente negativa.