Il coraggio di cambiare
Finale di campionato pieno di addii: sono molti i nomi illustri di giocatori che hanno fatto la storia degli ultimi 20 anni: Del Piero, Inzaghi, Nesta, Gattuso, Zambrotta… tutti campioni del Mondo 2006, ma non solo. Kaladze, Seedorf, Di Vaio. Tutti giocatori che hanno infiammato le curve, amatissimi dai tifosi.
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Proprio i tifosi sembrano disapprovare le scelte societarie che, più o meno condivise dai diretti interessati, mirano al rinnovamento della rosa. Ma è giusto lasciar andare giocatori così?
Sicuramente bisogna fare dei distinguo da giocatore a giocatore: non necessariamente l’età deve portare al “pensionamento coatto”.
Nel contesto generale di questo calcio contemporaneo, però, i cambiamenti sono necessari ed inevitabili. La crisi del pallone non è solo economica, c’è bisogno di rifondazione nella cultura calcistica italiana. Per questo è giusto che anche i nostri grandi campioni, che tanto ci hanno regalato, si facciano da parte.
Il patrimonio che rappresentano questi giocatori certo non va perduto; sarebbe ottimo se le società italiane riuscissero ad impiegarli in ruoli diversi da quelli del giocatore. Allenatori, dirigenti o scout poco importa. La loro immagine ed esperienza è preziosissima per trasmettere ai giovani cultura e mentalità vincente.
Ad ogni modo, è giusto che lascino spazio a chi necessita di continuità per poter affermarsi definitamente. Perché il talento non basta, campioni non si nasce, lo si diventa.