Barcellona, ritirare la maglia numero 5 di Puyol: è possibile?
Nelle ultime ore, a seguito della decisione di Carles Puyol di andare via a fine stagione, nel mondo dei tifosi Barcelona ha preso forma l’idea di ritirare la ‘camiseta’ numero 5 in onore del difensore catalano, attuale capitano del Barça e membro attivo della Nazionale Spagnola.
In LPF, le regole però sono chiare: i numeri di maglia vanno dall’1 al 25 e quindi ritirare un numero di maglia andrebbe contro il regolamento.
La tradizione di ritirare il numero di maglia è di origine americana: per la prima volta si è registrata in NBA, dove le magliette delle ”leggende” venivano appese al tetto della struttura che ospitava le partite casalinghe. Tradizione adottata anche dal basket spagnolo, dove nello stesso Barcellona, ci sono diversi numeri non più utilizzabili in onore di vecchie glorie del ‘baloncesto azulgrana’.
Nel calcio spagnolo, l’unico caso di maglia ritirata è quello di Dani Jarque, dato che nell’altro club di Barcelona, l’Espanyol, nessuno indossa la maglia numero 21. Al contrario, nel Siviglia, la maglia numero 16 che fu di Antonio Puerta viene normalmente utilizzata.
Per il Barcellona, il caso di Puyol sarebbe il primo, anche in virtù del fatto che fino a pochi anni fa si andava in campo con le maglie da 1 a 11, quindi di fatto nessun calciatore aveva un numero pre-assegnato. A quello dell’attuale capitano ne seguirebbero altri, come Xavi, che si ritirererebbe essendo il calciatore con più presenze in assoluto nella storia dei blaugrana, quindi sarebbe più che legittimo ritirare la maglia numero 6. E dopo di lui tanti altri, come Iniesta o Sergio Busquets, cresciuti nel Barça, o altri ancora come Piqué, Fabregas, Ronaldinho che pur non avendo speso l’intera carriera in Catalunya meriterebbero di entrare a far parte della storia del club.
Per molti tifosi, Puyol merita indubbiamente un onore simile, e quindi la maglia va ritirata. Per altri, più puristi, questa tradizione ‘yankee’ è mal vista e quindi la cosa è evitabile. In ogni caso, tra pochi mesi avremo la risposta a questo ‘dubbio’.