PSG, Ibrahimovic shock: “Mi ritiro per fare il papà”
Questi giorni si è parlato molto del PSG senza Ibrahimovic, oggi si parla del calcio senza Ibrahimovic.

In un’intervista al Guardian, Ibra parla del suo possibile ritiro: “Sono impaziente. Quando si gioca a calcio, si passa molto tempo negli alberghi e mancano molte cose. Il mio figlio maggiore ha otto anni, l’altro ne ha sei. Ma è come se non avessi vissuto tutti i giorni della loro vita. Voglio essere un buon padre di famiglia e voglio fermarmi quando sarò al top“.L’ipotesi è che possa decidere di ritirarsi alla fine del suo contratto con Il PSG.
Lo svedese che ha da poco festeggiato i 33 anni festeggiati 3 giorni fa, oltre del suo ritiro, ha parlato anche della sua carriera: “Tutti mi sputavano addosso. Pensavano che non sarei andato lontano vista la mia linguaccia. Al Malmoe dicevano: ‘Come ha fatto questo punk di Rosengard ad arrivare qui?’ Nessuno credeva in me. Mi credevano completamente pazzo. Ma ho avuto ragione io e i miei sogni da ragazzino alla fine si sono realizzati. Oggi sono dove volevo“.
Infine, Zlatan che ha girato molte squadre europee, ha paragonato i vari campionati europei, sottolineando le differenze che ha riscontrato: “Quello italiano è il più difficile per un attaccante. In Serie A pensano ancora che sia più importante non subire gol che segnarne uno. In Spagna invece vogliono fare un gol e poi un secondo e anche un terzo. Nel Barcellona ero probabilmente nella miglior squadra della storia, il loro calcio era magnifico. Quando mi preparavo per una partita, sapevo che avrei vinto prima di cominciare. Guardavo i calciatori vicino a me: c’erano Messi e Iniesta, Xavi e Puyol, Pique’ e Dani Alves e anche Busquets. Incredibile! Era un calcio di un altro pianeta. Tecnicamente perfetto”. Campioni e disciplinati: “Erano delle superstar ma era un luogo dove regnava la massima disciplina. Facevano qualsiasi cosa il tecnico dicesse loro di fare. Quando vai in Italia è diverso. Hai 22 grandi personalità e ognuno pensa di essere il migliore al mondo“.