A tutta tattica – Inter: l’ultima prova di forza di un ciclo alla fine
Quando si tocca il fondo, non si può far altro che risalire. Questo deve aver detto Claudio Ranieri ai suoi una volta arrivato nello spogliatoio dell’Inter. La situazione dei nerazzurri, ad un certo punto del campionato, sembrava tragica. La prospettiva ora si è ribaltata, e gli obbiettivi stagionali sono ancora tutti potenzialmente raggiungibili.
Il modo di giocare di Ranieri è molto semplice, conosciuto da tutti; ma sta proprio qui la sua forza. Le caratteristiche delle squadre del tecnico testaccino sono la solidità e la capacità di ripartire. Queste caratteristiche lo rendono l’allenatore più adatto a prendere squadre in corsa, meglio ancora se squadre con un notevole organico (come è successo a Roma e ora all’Inter). Ranieri sa trasmettere sicurezza e tranquillità ai giocatori, non a caso risulta vincitore spessissimo nei derby, dove la tensione va alle stelle.
Vediamo come i nerazzurri sono riusciti a superare il Milan nel posticipo di domenica.
Difesa: Chi ci segua lo sa, questo è il reparto più delicato dei club di serie A. Sulla difesa si costruiscono le cavalcate scudetto. Figuriamoci se Ranieri non lo sa, lui che è accusato di essere “catenacciaro” e “minestraro”.
La difesa del triplete risultò (quasi) invincibile anche per il leggendario Barça. Quindi è stato sufficiente far ritrovare ritmo e convinzione agli stessi interpreti per ricostruire quel muro di gomma contro cui gli avversari possono poco o nulla. Julio Cesar ha ritrovato la condizione, così come Samuel e Lucio. Ranocchia è ancora acerbo per poter sostituire uno di questi due campionissimi, ma in una squadra che ha ripreso fiducia in se stessa anche lui potrà calarsi egregiamente nella parte. Sugli esterni, Maicon non a bisogno di presentazioni; a sinistra, invece, Nagatomo ha sostituito Chivu. Forse il rumeno è tra quei giocatori che l’Inter avrebbe fatto bene a vendere quando ancora aveva mercato, perchè ora è sicuramente nella fase calante della carriera.
Centrocampo: Qui Ranieri ha modificato l’antico assetto Mourinhano, rendendolo ancora più prudente: 4 in linea domenica sera hanno coperto la difesa e sono riusciti a disinnescare il gioco del Milan, indebolito dalle tante assenze nella mediana. Al centro hanno giocato Cambiasso e un ritrovato Thiago Motta: quantità e qualità assicurati, quando la condizione fisica li accompagna. A destra Ranieri ha messo Zanetti, un giocatore INCREDIBILE: è lui che consegna a Milito la palla della vittoria, che scuote la squadra, che è onnipresente in campo, che corre come se avesse 10 anni in meno; versatilità, forza e dinamicità fanno di lui un giocatore senza eguali (per capirci,se Totti avesso la sua tenuta fisica sarebbe ancora da pallone d’oro!). Infine Alvarez sulla sinistra completava la mediana. L’argentino è un giocatore con grandi potenzialità, che già ha fatto ottime cose in patria. Inserito nel giusto contesto, sta dimostrando di avere quegli spunti che possono accendere una partita.
Attacco: Infine le punte, con la mescolanza di vecchio e nuovo: Milito e Pazzini: il primo si è ritrovato dopo un anno e mezzo di buio, il secondo si sacrifica da seconda punta e segna meno, ma non per questo il suo lavoro è meno determinante. Altri attaccanti in grado di sostituirli, in questo momento, non ci sono, o non hanno dimostrato di essere all’altezza.
Con questo “rinascimento Ranieriano”, l’Inter può esser soddisfatta di esser tornata a far paura. Tuttavia, è innegabile che l’impresa di due stagioni fa ha lasciato ingombranti eredità. Il primo rimpianto che sotto sotto gli interisti hanno, anche se non lo ammettono, è di non aver ceduto tutta quella serie di giocatori che il meglio lo hanno dato. Chivu, Cordoba, Stankovic, Thiago Motta, lo stesso Milito… l’affetto per questi giocatori ha impedito che la squdra ffrontasse per tempo una rifondazione necessaria quando un ciclo arriva al suo apice.
L’altro rimpianto inconfessabile è di aver sbagliato tutto prima con Benitez e poi con Gasperini: due ottimi tecnici sono stati sacrificati per il rifiuto di guardare la realtà. Sarebbe stato più opportuno seguire questi allenatori nei loro nuovi progetti, e questo era evidente fin da subito.
La partita di domenica comunque ci dimostra che non tutto è perduto: L’inter ancora può dire la sua, a patto di non tornare di nuovo in una fase in cui si comprano giocatori tanto per comprare. L’importante è creare un gruppo e la mentalità vincente. Ranieri lo sa.