Il problema dell’Inter? Essere diventata la “cripto-inter”
“La realtà è logica e l’uomo può comprenderla in quanto dotato dello stesso logo della stessa”, scriveva Hegel nel lontano Ottocento. Fino a quanto tale pensiero riesca a cogliere l’essenza del mondo, non è dato saperlo o meglio non si ha certezza. Certo è invece che questa presunta logica non appartenga al mondo Inter, il cui pareggio casalingo dinnanzi al modesto Crotone ha acuito una crisi sì comprensibile e prevedibile, ma anche illogica nelle sue manifestazioni (smarriti nel nulla gioco e via della rete) e poiché paradossalmente iniziata dopo il picco raggiunto col pari a Torino al cospetto della Juventus, nelle sue tempistiche. Perché per riuscire a tramutarsi da schiacciasassi a vecchio trattore come hanno fatto da Icardi a compagni in quegli ormai famosi tre giorni che hanno intervallato la gara coi bianconeri da quella in coppa col Pordenone, il passo non è certo breve. E se la classifica non è ancora compromessa, il rapporto con i tifosi, ragionevolmente spazientiti, lo comincia ad essere vista la bordata di fischi di sabato. La spiegazione di un tracollo simile, per quanto illogico nelle modalità esiste eccome ed è strettamente correlata ad una rosa avara di alternative ai titolari Perisic, Valero, Candreva in evidente affanno, e che pecca anche terribilmente di carisma e di capacità di rialzarsi al primo colpo. È un collettivo che ad oggi dà l’impressione di non poter essere definito tale, in quanto alcuni remano per conto proprio, alla stregua di un gregge senza il proprio pastore (ogni riferimento non è puramente casuale).