Grazie comunque
E’ finita nel peggiore dei modi. Con un’Italia travolta ed umiliata da una Spagna che, con la partita di ieri, in un solo colpo porta a casa due record: è la prima squadra del vecchio continente a mettere a segno tre vittorie di seguito tra campionati europei e coppa del mondo ed è la prima nazionale ad aggiudicarsi una finale continentale con più di tre gol all’attivo.
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Eppure fino a ieri sera la Spagna non aveva certo impressionato. Il finto centravanti di barcelloniana memoria non aveva convinto evidenziando tutti i suoi limiti nell’impietoso confronto tra i pur entrambi straordinari interpreti chiave del gioco, Messi da un lato e Fabregas dall’altro. Fino a ieri sera, per l’appunto, quando le furie rosse si sono trovate al cospetto dell’Italia, l’unica squadra che più di qualunque altra avrebbe potuto patire la gabbia formata da Xavi, Iniesta e lo stesso Fabregas. Perché Pirlo ce l’ha solo l’Italia. Il risultato è stato che il regista bresciano, cardine indiscusso della manovra azzurra, ha dovuto arretrare il suo raggio di gioco fino a posizionarsi spesso e volentieri al centro della coppia di difesa formata da Barzagli e Bonucci. Una condizione fisica della rosa ormai allo stremo ha fatto il resto. E forse, decidere di correre dietro la palla anziché agli avversari è stato il vero errore commesso dall’Italia ieri sera. Ma soffermarsi sulla partita di Kiev sarebbe poco significativo e sicuramente ingiusto. Che la Spagna fosse un’altra squadra rispetto a quella osservata fino alla semifinale con il Portogallo lo si era intuito sin dalle prime battute della partita, quando un possesso palla a ritmi vertiginosi e verticalizzazioni tanto improvvise quanto efficaci mandavano continuamente in bambola l’undici azzurro. La certezza si è avuta quando Fabregas ha preso un metro in un fazzoletto di campo a Chiellini servendo a Silva l’assist dell’uno a zero. Era il quarto d’ora del primo tempo. E l’Italia non si sarebbe più ripresa. Snocciolare teorie su approcci, tattiche ed interpreti servirebbe a poco. L’impressione è infatti che ieri sera a Kiev la sostanza avrebbe comunque prevalso sulla forma. E la sostanza è che la Spagna è più forte. Finisce così un Europeo del quale ci resteranno comunque impresse nella memoria le epiche sfide con Inghilterra e Germania, il rammarico per ciò che poteva essere e comunque la gratitudine per un gruppo ed un allenatore che fino all’ultimo hanno regalato emozioni e speranza tenendo incollati ai televisori ed ai maxi schermi nelle piazze milioni di italiani. Cosa che riesce solo alle rivoluzioni. Ed allo sport più bello del mondo. Il calcio.