Russia, la verità di Akinfeev: “Sto meglio. Assurdo rischiare a causa dei tifosi”
In seguito all’ennesimo episodio che ha deturpato l’immagine del calcio mondiale nel corso del match di qualificazione agli Europei 2016, giungono le dichiarazioni del protagonista, Igor Akinfeev, che è stato vittima dell’ignoranza e dell’intolleranza dei tifosi.
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Fonte: PAN photo agency (Flickr.com)
La partita in questione, disputata lo scorso 27 marzo a Podgorica, ha visto scendere in campo la nazionale montenegrina e quella russa: una gara come tante altre, che però è stata interrotta per circa mezzora dopo appena un minuto di gioco per poi essere definitivamente sospesa al minuto 21′ della ripresa, momento in cui, secondo l’arbitro, sono venute a mancare le condizioni per un corretto svolgimento del match. Montenegro- Russia è iniziata con il prematuro abbandono del terreno di gioco da parte di Igor Akinfeev, portiere della nazionale russa e del CSKA Mosca, che è stato raggiunto da un fumogeno gettato dagli spalti.
A distanza di qualche giorno, l’estremo difensore della Russia classe 1986, rilascia ad “Izvestia”alcune dichiarazioni, analizzando l’episodio che lo ha coinvolto e cogliendo l’occasione per riflettere sulla condizione dei giocatori e sulle disposizioni della Uefa, che in un primo momento ha imposto di continuare la gara, prima di disporre la definitiva sospensione nel corso del secondo tempo, dove i tafferugli e gli animi dei tifosi presenti allo stadio si sono tutt’altro che placati.
“Sto molto meglio, – afferma il portiere, che ha tempestivamente reagito al brutto episodio – mi sono allenato con la squadra e scenderò in campo nella prossima giornata, non ho altra scelta. L’episodio è alle spalle anche se non è normale che accadano delle cose del genere. Non voglio parlare delle regole della UEFA e della decisione di continuare a giocare, però un calciatore vorrebbe sentirsi al sicuro quando fa il suo mestiere e non rischiare di finire all’ospedale a causa di lesioni provocate dai tifosi”. Parole dure ed inequivocabili che denunciano una vera e propria piaga che appare sempre più radicata nel mondo del calcio, e che altro non è se non l’emblema di una cultura rozza ed incivile, incapace di comprendere il significato del rispetto e dello sport sano.