30 anni fa la favola Hellas, ultima poesia di un calcio scomparso
Siamo quasi certi che non potrà succedere più, purtroppo, ma almeno siamo felici che sia successo.

Oggi, trent’anni fa. Hellas Verona campione d’Italia il 12 maggio 1985 a Bergamo: 1-1 con l’Atalanta e fu quello l’ultimo capitolo di una cavalcata straordinaria. Per renderci conto della reale entità dell’impresa, bisogna contestualizzare bene il periodo storico. La nostra serie A era Hollywood, c’erano i migliori. Tutti i migliori. Facevano la fila per venire a giocare nel nostro campionato. Avevamo i soldi e tanto fascino. Eravamo una calamita per i fuoriclasse di tutto il mondo: Diego Armando Maradona, Michel Platini, Karl-Heinz Rummenigge, Paulo Roberto Falcao, Zibì Boniek, Liam Brady, Socrates, Junior, Daniel Passarella solo per citarne alcuni. Ogni club poteva tesserare due stranieri.
L’Hellas prese il tedesco Hans-Peter Briegel ed il danese Preben Elkjaer, ribattezzato Cenerentolo perché segnò un gol senza scarpa alla Juventus. Furono due innesti fondamentali in una squadra che già aveva fior di giocatori: Claudio Garella, portiere che parava con tutto fuorché con le mani, Luciano Marangon, il terzino-playboy, Pietro Fanna, l’ala estrosa che in nazionale era il vice di Bruno Conti, Roberto Tricella, il capitano, Antonio Di Gennaro, il regista cui Bearzot affidò l’Italia del dopo-Antognoni, Giuseppe Galderisi detto Nanu, centravanti dai guizzi definitivi. L’allenatore di quella squadra era Osvaldo Bagnoli, saggio, concreto ed intelligente nel consegnare ai suoi interpreti uno spartito perfetto. Trent’anni dopo, quei cavalieri che fecero l’impresa, hanno percorso sentieri alternativi, in tanti si sono allontanati dal calcio ma si ritrovano un paio di volte all’anno, così, anche solo per avere la conferma che tutto questo è successo davvero. Hellas Verona campione d’Italia, succedeva trent’anni fa. L’ultima favola di un calcio romantico che non esiste più.