Fiorentina: Sinisa Mihajlovic parla di Jovetic e Ljajic
Il C.T. della Nazionale serba ed ex allenatore della Fiorentina, Sinisa Mihajlovic, ha parlato a Sky Sport 24, della situazione dei due campioni della Fiorentina, Stevan Jovetic ed Adem Ljajic.
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Il primo perché è al centro del mercato di Fiorentina, Juventus, Chelsea e di chissà quale altra “grande” europea e dipenderà dal suo destino, quello del nuovo attaccante viola ma anche quello di altri calciatori (come Mario Gomez) che prenderanno strade diverse a seconda di come finirà la vicenda.
Il secondo perché non viene convocato, e non lo sarà per qualche tempo, da quando si è rifiutato di cantare l’inno nazionale serbo.
Personaggio da sempre particolare, Mihajlovic, si è espresso in questi termini: “Jovetic è un grande giocatore e credo che cambierà squadra, per provare a fare il salto di qualità. Ovviamente mi dispiacerebbe per la Fiorentina, ma la scelta credo sia giusta. Solo andando via può trovare le motivazione per fare un ultimo passo e diventare davvero grande“.
E ancora: “Ljajic è un grande giocatore, sicuramente. Io l’ho avuto a Firenze e lo conosco bene. Ma in ogni squadra ci devono essere delle regole e ancora di più in una Nazionale: quando ci giocavo io non c’erano, sono venuto, le ho messe, e spero rimangano anche quando non ci sarò più. Deve essere una Federazione a imporle non un singolo allenatore. Tra le cose che io credo siano importanti c’è anche il cantare l’inno nazionale. Quando si rappresenta il proprio Paese lo si deve fare totalmente e non parzialmente. Se ci sono migliaia di persone che cantano l’inno sopra di noi, perchè noi che siamo in campo e abbiamo l’onore di rappresentare tutti non dobbiamo farlo? I comportamenti sono importanti, posso apparire duro, ma non me ne frega niente. Ho un progetto e devo seguirlo“.
Ha praticamente fallito nell’esperienza fiorentina, Mihajlovic, ma è uomo schietto che resta legato alle squadre che ha “vissuto” e ne parla con il cuore. Ancor più col cuore si spende per la Serbia in quanto si sente sulle spalle l’onere di condurre al mondiale la nazionale del suo Paese.