Impronta Garcia, astuzia ed intelligenza. Così si esalta la sua Roma
Rudi Garcia ha tutta l’aria del tecnico che studia, che rivede le partite, che osserva le trame del suo gioco e di giorno in giorno, maniacalmente, ne corregge ogni piccolo difetto. Lo corregge, sì, perché se nelle prime quattro giornate del campionato la sua Roma è cresciuta lentamente, ma con costanza, un motivo dovrà pur esserci.

Maniacale, dicevamo. Così dev’essere, per uno che la Serie A la conosceva solo di fama. 12 punti in 4 partite, numeri da record, da miracolo. Del resto Rudi ai miracoli c’è abituato, e a Roma – in questo momento storico – l’uomo dei miracoli è ben accetto. La sua Roma (è bene specificarlo) si chiude a riccio nel primo tempo, studia l’avversario, lo stanca, impara a conoscerlo per poi, nella ripresa, punzecchiarlo sul difetto, abbatterlo: sconfiggerlo. Così è successo col Livorno, col Verona, col Parma e con la Lazio, contenute nei primi 45 minuti, colpite nella ripresa. 10 i gol nei secondi tempi, 0 nei primi. Solo Biabiany – peraltro con un gran gol – è riuscito a scalfire l’imbattibilità di De Sanctis e della sua difesa d’oro, retta da Benatia e Castan, sospinta da un Maicon che dire rinvigorito è poco. E se il centrocampo è da brividi, l’attacco fa il suo, con chi il piede ce l’ha (Ljajic), il dribbling lo sa sfoderare (Gervinho) e la classe sa sempre tirarla fuori (Totti). Di questa Roma, di questa sua Roma, va segnalato il carattere, l’astuzia, l’intelligenza, la voglia di riscatto. Valori, di certo, improntati proprio da Garcia, presentatosi in Italia nel migliore dei modi. Auguri Rudi, Roma è già ai tuoi piedi. Starà a te portarla in vetta alla montagna.