Inter, Thohir spiega: “Cambiare non è sempre utile. Oggi non possiamo permetterci un top player”
Erick Thohir è tornato ieri a Milano e così ha parlato a La Gazzetta dello Sport.
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Il presidente neroazzurro si è così espresso al momento dell’arrivo: “Cambiare giocatori e allenatore non sempre è garanzia di risultati. Per costruire una grande squadra occorrono almeno due anni, com’è stato per Borussia Dortmund e Atletico Madrid. Squadra e tecnico devono stare assieme a lungo”.
Thohir ha infatti parole positive per l’attuale tecnico: “Mazzarri è uno che lavora duro, giorno e notte. Pensa sempre a un percorso di crescita con i giocatori. Anche a Napoli è stato così, ma ha avuto quattro anni per farlo”.
Il numero uno neroazzurro ha molte idee sull’Inter che attualmente valuta in questo modo: “È messa bene in campo, che le posizioni dei giocatori sono giuste, ma che segna poco e manca di velocità in contropiede. Dovremo lavorare su questo, ma non è giusto che io gli chieda già degli obiettivi senza sapere che mercato faremo”.
In tema acquisti quindi Thohir ha delle certezze: “Intanto abbiamo una base solida. Icardi, che crescerà, e Palacio in attacco. Hernanes e Kovacic a centrocampo. Handanovic, Vidic e Juan Jesus in difesa. La prima cosa di cui abbiamo bisogno è un centrocampista difensivo forte, uno alla Davids, alla Gattuso: pressing, corsa, agonismo. In difesa dipende da come giocheremo, se a tre o a quattro”.
Acquisti che dovranno rispettare le regole del fair play finanziario: “Lo so bene. Per questo dovrò spendere correttamente: per rispettare i parametri Uefa. Sono le regole. Abbiamo cominciato a farlo, per esempio, con D’Ambrosio: bravo, giovane, italiano. Poi Vidic: è forte, viene dal Manchester e quindi ha grande esperienza, sarà utile anche per il marketing. Ma niente voci di mercato: soltanto annunci ufficiali, quando una cosa è fatta, come per Hernanes”.
Sistema non molto amato nemmeno da Thohir: “Sinceramente preferisco il modello americano, è più sostenibile. Salary cap e luxury tax sono più utili e ridistribuiscono risorse. Capisco City e Psg, capisco il loro business plan, ma qui non è questione di giusto o sbagliato quanto di regole, e preferisco il modello della Roma di Pallotta, del Liverpool, dell’Arsenal“.
Questo il mezzo per guadagnare di più: “Sto insistendo con la Lega: partite il sabato pomeriggio, così che siano trasmesse in Asia la sera, in prime time , e negli Usa la mattina, senza concorrenza. E poi amichevoli e tournée”.
Sono ormai passati 6 mesi dal suo arrivo, mesi così giudicati dal tycoon: “Qualcosa mi ha sorpreso, qualcosa no. So che devo lavorare duro, essere concentrato e trovare soluzioni, senza maledire qualcosa o qualcuno: se la situazione non ti piace, non venire, e invece io volevo venire in Italia. Ho bisogno di aiuto dalla Lega, dal mercato asiatico, dal mio management, da Moratti”.
Moratti con cui ha un rapporto: “Ottimo, se vuole gli telefoniamo… (ride). Parliamo spesso, lo consulto su tante questioni, ho bisogno dei suoi input . È importante il rapporto: lui è più sentimentale, io più razionale perché ancora meno coinvolto. Non siamo sempre d’accordo su tutto, siamo diversi per radici e cultura, ma assieme troviamo soluzioni”.
L’interivista termina poi con un elenco di giocatori apprezzati dal presidente, del passato: “Parliamo di modelli del passato. Davids e Gattuso, lottatori, a centrocampo. Samuel, Cordoba e Chivu in difesa. In attacco ci sono quelli potenti come Vieri, quelli veloci come Ronaldo, quelli d’area come Rossi” e del presente: “Premesso che oggi non possiamo permetterci top player, ma domani spero di sì, gente come Busquets, Luiz Gustavo e Dzeko mi piace“.