Petrucci: ”Chi più grida è più debole e voler mostrare i muscoli non serve a nulla”
Le polemiche arbitrali che hanno caratterizzato l’ultima giornata di Serie A proseguono anche in vista del derby d’Italia in programma sabato prossimo allo Juvetus Stadium.

Il presidente del Coni Gianni Petrucci tenta di raffreddare gli animi di presidenti e tesserati esprimendosi così: “Chi più grida è più debole e voler mostrare i muscoli non serve a nulla”, ha dichiarato il numero uno dello sport italiano a margine della Giunta Coni di oggi. “Io ho fatto un tavolo definito della pace – ha ricordato Petrucci -. C’è chi dice che non è riuscito, ma per me è riuscito in parte perchè i due club si sono riparlati. Non voglio fare appelli in vista del match, dico solo che più grida è più debole e voler mostrare i muscoli non serve”. Sulle polemiche di domenica scorsa, invece: “Siamo all’inizio del campionato, gli arbitri hanno sbagliato e sbaglieranno sempre, come tutti. L’insulto però non lo gradisco. È sbagliato pensare che siccome si hanno tifosi e la società alle spalle si è forti. Di forte oggi non c’è nessuno nel nostro paese”, ha concluso il presidente Coni. Petrucci non ha fatto nomi e cognomi, ma ha lanciato un messaggio neanche tanto velato al presidente juventino Andrea Agnelli: «Non posso accettare che i giudici sportivi vengano considerati dei dopolavoristi. I presidenti dei club devono essere più umili e fare un passo indietro. Il calcio è uno degli sport più importanti nel nostro paese, ma non è l’Eden. Che si debba riformare la giustizia sportiva, soprattutto dopo gli ultimi scandali, è un qualcosa di logico,ma non posso accettare l’insulto nei confronti di professionisti seri che gestiscono la giustizia sportiva in modo quasi gratuito. Poi non è così scontato che gli avvocati pagati profumatamente dalle controparti siano sempre migliori dei nostri». Petrucci ha anche riservato una piccola stoccata al governo: «Non tocca a noi dare fondi per l’alfabetizzazione motoria nelle scuole».