Roma, parla Totti: “Chiedo a me stesso di rimanere il Francesco che sono stato per tutta la vita”
Al settimanale della Cei Francesco Totti ha rilasciato un’intervista nella quale espone il suo rapporto con la fede: “Ogni volta che segno un gol bacio l’anello del matrimonio e rivolgo un ringraziamento al Signore per avermi regalato una vita piena di soddisfazioni.

Non solo sui campi di calcio ma soprattutto nella vita di tutti i giorni con Ilary e i nostri due figli, Christian e Chanel. Ho un rapporto profondo con la fede. Ho sempre dato grande importanza a certi gesti, dal segno della croce alla preghiera. Fede è credere a cuore aperto e senza condizioni. È anche per questo che le parole fede e fiducia sono così simili, no? L’uomo non è nato per caso e la fede gli indica la strada. Io poi ho avuto tanta fortuna e per questo, oltre che credere, ringrazio Dio. Inoltre cercherò sempre di condividere col prossimo parte di quanto di buono mi è stato dato”
La nascita dei figli: “Credo siano stati i due momenti più belli di tutta la mia esistenza, quelli che mi hanno reso felice e realizzato. È un discorso di amore. L’amore per i nostri cari, e soprattutto per i figli, penso sia simile a quello che Dio nutre per ognuno di noi, perché fede e amore vanno a braccetto I Mondiali? Con i ricordi torno agli anni in cui ero bambino e seguivo le imprese della nostra Nazionale. Cosa spero per il futuro? Conservare il piacere per le piccole cose, quelle semplici e sane. L’unica cosa che chiedo a me stesso, a Totti, è di rimanere sempre, nell’anima, il Francesco che sono stato per tutta la vita”.
“Sono convinto che i problemi del calcio siano gli stessi della nostra società -continua il capitano della Roma– Per risolverli bisogna agire tutti insieme, dai cittadini alle istituzioni, forse occorre partire dalle scuole e dall’insegnamento in famiglia, i luoghi dove prendiamo le basi con cui poi viviamo. Violenza, discriminazioni e altre cose sbagliate vengono spesso collegati allo sport però in realtà sono situazioni che succedono anche in altri ambiti. La differenza è nell’attenzione data alle cose: tutto ciò che accade nel mondo del pallone e attorno ad esso fa rumore ed è sotto gli occhi di tutti”.
“Gran parte della mia vita è dedicata al calcio. Lo sport è salute, fa bene per liberarsi dallo stress e dai pensieri negativi. Poi è una forma di cultura perché insegna a vivere con gli altri, a misurarsi con se stessi, a capire l’importanza delle regole. Tra i tanti valori che dovrebbe insegnare penso che il primo e più importante sia il rispetto verso il prossimo. E’ quando rispettiamo gli altri che dimostriamo di essere un popolo civile”.