Serie A, il pagellone 2014-15: il Napoli
La stagione del Napoli appena conclusa, Supercoppa italiana a parte, è stata un vero disastro. Un’annata da 4,5, non di più. A spiegare questo voto sono la sconfitta nel preliminare di Champions League contro il Bilbao, il quinto posto in campionato, l’uscita prematura in Coppa Italia e l’eliminazione in semifinale di Europa League contro il non temibile Dnipro.
DIFESA, VOTO 4-Un vero e proprio film horror ogni volta che il Napoli scendeva in campo. Rafael prima e Andujar poi hanno incanalato una serie di prestazioni condite da papere e poca sicurezza. Il problema portiere è stato, forse, il più grave della stagione azzurra. Albiol e Britos quasi mai vicini alla sufficienza nell’arco della stagione, Koulibaly è partito bene per poi perdersi per strada: soprattutto nel finale era a tratti inguardabile. Dei terzini, nel finale di stagione, qualche buona prova l’ha fatta Maggio.
CENTROCAMPO, VOTO 4-Se la difesa fa acqua da tutte le parti il problema è anche il poco filtro dato dal centrocampo. L’unico a salvarsi tra David Lopez, Gargano, Jorginho e Inler è lo spagnolo, almeno ha avuto un rendimento sufficiente. Gargano ha fatto qualche gara discreta, poi in molti si sono ricordati perché il Napoli l’avesse ceduto. Per quanto riguarda Jorginho e Inler quello che è mancato è il ritmo e la velocità, non solo di pensiero. Loro due dovevano essere le “menti” del gioco, quelli che dovevano velocizzare la manovra, ma l’hanno sempre rallentata.
La vera nota lieta, però, è sicuramente Manolo Gabbiadini. Arrivato a gennaio, si è subito imposto. 10 goal in 30 partite, non tutte da titolare. Lui è sicuramente uno dei calciatori su cui puntare per ripartire.
Passiamo alle note dolenti: Michu e De Guzman. Il primo ha passato l’intera stagione in infermeria, dopo aver sprecato un goal clamoroso nel preliminare di Champions. Del secondo ci si ricorda per il goal all’esordio contro il Genoa e la tripletta contro lo Young Boys.
BENITEZ, VOTO 4-38 formazioni diverse in 38 gare di campionato, 74 goal subiti in 59 gare stagionali e i risultati sportivi pessimi del Napoli: solo questo basterebbe a giustificare il suo voto.
Una squadra mai equilibrata, una fase difensiva quasi inesistente, una squadra troppo spesso priva di grinta e personalità che sbagliava l’approccio a partite fondamentali per la stagione. Il tecnico spagnolo, dopo il primo anno, ha perseverato nei suoi errori senza correggerli. Il suo 4-2-3-1 probabilmente non era supportato al massimo dalla squadra, ma lui non ha mai cambiato.
Il teatrino finale sul suo rinnovo, la scusa della famiglia e la conferenza per annunciare l’addio sono suonate come una presa in giro verso i tifosi.
Il voto così basso è anche per la situazione in cui si trova il Napoli dalla fine del campionato: con un allenatore preso in grande ritardo (Sarri ndr) e senza DS, con una stagione ancora tutta da programmare. Il presidente De Laurentiis, forse, ha deciso di fare tutto da solo, ma il calcio di oggi non funziona più così. Anzi, una grande società dovrebbe avere un organigramma ampio; il Napoli invece ha il solo De Laurentiis e il consigliere delegato Chiavelli, troppo poco rispetto ai maggiori club italiani ed europei.