Tagliavento e il derby, infuria la polemica laziale
Il popolo biancoceleste non vuole crederci. “Non è vero! Non ci credo”, è la frase più gettonata in radio e nella rete. “Ancora tu, ma non dovevamo vederci più…”, dice un emulatore di Lucio Battisti.
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Eppure sarà ancora una volta l’arbitro di Terni a fischiare la stracittadina capitolina dopo la direzione a dir poco discussa del 13 marzo che faceva seguito ad un’altra prestazione non proprio impeccabile di un anno prima, due derby con due rigori alla Roma, due espulsioni a Ledesma (uno che in carriera ne ha rimediate tre) e poi quel laser puntato a Muslera che invano tentò di richiamare l’attenzione del fischietto umbro. Questi gli episodi che lasciano perplessi. “E’ assurdo che arbitri lui, è una vergogna”. C’è anche chi prova a mandare messaggi all’arbitro. “Non vogliamo essere presi in giro un’altra volta. Non chiediamo favori, ma una direzione equa!” C’è anche chi prova ad essere ottimista, sostenendo che Tagliavento sarà sotto la lente d’ingrandimento e che se dovesse sbagliare ancora finirebbe sotto l’occhio del ciclone e verrebbe certificato definitivamente come arbitro di parte, sarebbe un bel danno non solo per lui ma per l’intero movimento arbitrale italiano.